La mia vita è adesso Lo devo a Giuseppe
giovedì 11 luglio 2019
Erano anni intensi e fugaci, fatti di musica e giovani esperienze. Cantavo nel coro del Teatro alla Scala di Milano e ti ho conosciuto lì, Giuseppe. L' anno successivo vincesti il concorso e diventasti stabile nel coro, io cominciai a cantare piccole parti da solista in giro per lo Stivale. Ci siamo rivisti anni dopo, come capita a chi fa questo lavoro. Ricordo un saluto e un abbraccio in quinta, prima di entrare in scena. Non ci vedevamo da tanto ma l'energia dei nostri sorrisi era la stessa. È difficile raccontare i rapporti umani di chi vive gomito a gomito per un paio di mesi e poi, improvvisamente, scompare dalla vita dell' altro per mesi o anni. Ci proviamo con tutte le nostre forze a misurare il tempo, a rinchiuderlo in calendari e stagioni. Poi capita che un giorno, mentre metti in ordine la cucina, la televisione spara un'immagine e un nome, che in un attimo ti pietrifica. Giuseppe, la moto, l'incidente. Ti blocchi e balbetti da solo. Il tempo non esiste più, è una convenzione, un' opinione. Vivi con la certezza che non lo incontrerai più, Giuseppe, in teatro. Il tempo diventa una specie di "condizione sospesa", come quegli accordi musicali che non sono né maggiori né minori. Si chiamano così, sospesi. A me mettono addosso un senso di sofferenza, che si prova quando ci si sente impotenti di fronte ai fatti che la vita ci mette davanti e che non si possono cambiare. Lontano da Milano e impegnato in prove asfissianti, provo a leggere in modo fugace su Internet qualcosa. Per capire di più, per non sentirmi solo in questo grande dolore. Leggo lo sfogo di Antonella, ecco il sintomo di felicità: «La vita è adesso. Parlatevi, discutete, chiaritevi. Il tempo passa ed è troppo poco per portare rancore!». Col groppo alla gola annuisco tra me. Quanto tempo perdiamo a nuotare nelle negatività della vita? Diceva Gibran: «E non è forse il tempo, così come l'amore, indiviso e immoto? Ma se col pensiero volete misurare il tempo in stagioni, fate che ogni stagione racchiuda tutte le altre e che il presente abbracci il passato con il ricordo, e il futuro con l'attesa». Siamo i registi, gli attori e gli spettatori del nostro film. Ciao Giuseppe.
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