Insomma, si scappa. Rayan e Moira, 17 e 14 anni: li hanno trovati non lontano da casa i carabinieri della compagnia di Voghera cinque giorni dopo essere scomparsi. Erano fuggiti la settimana scorsa: «probabilmente per amore», hanno detto quelli che li hanno restituiti ai loro genitori. Non sapremo mai se è la vera motivazione. Perché ci sono storie che ci toccano, ma poi evaporano: dieci righe in cronaca, in mezzo a tante altre. Poco dopo si dimenticano: spesso non hanno testa, e di solito non hanno nemmeno coda se non c'è una tragedia a far rimestare nel torbido. Per fortuna, certo. Ma è brutto perderle, non ci aiutano a capire certi disagi interiori, a chiudere il cerchio. Il loro, che poi non è mai solo il loro.
Perché potrebbero essere figli nostri Rayan e Moira, e magari in questo caso avrebbero il diritto di essere scontenti per il nome che gli abbiamo dato. Ma non sarebbe quella una ragione valida per fuggire. Eppure si scappa. Sempre di più. Dai genitori, dai mariti, da una sentenza, dalla guerra, dalle botte o dalla vergogna. Si scappa per odio, e qualche volta anche per amore. Si scappa scalzi, in mezzo a un mondo che spesso nemmeno ti vede. Si scappa per un sogno, soprattutto quando si è piccoli, perché da grandi è più difficile averne. Come quel bambino di Belluno qualche anno fa, che era salito su un treno solo perché voleva vedere il mare. Aveva 11 anni, l'hanno ritrovato alla stazione di Bordighera. Non sappiamo se il mare l'abbia visto bene, o solo dal finestrino per pochi minuti e di sfuggita, prima di essere ripreso. E non è la stessa cosa.
Fuggono in tanti, mocciosi ribelli o adolescenti infelici. Un litigio con i genitori, una nota a scuola da nascondere, un episodio di bullismo da dimenticare: secondo un'indagine di qualche anno fa condotta da Eurispes e Telefono Azzurro, il 30% degli adolescenti tra i 12 e i 18 anni è scappato di casa almeno una volta nella sua vita. Il 67% torna quasi subito, per tanti altri non è così: cento ogni anno scompaiono nel nulla.
È successo anche a me, un pomeriggio di molti anni fa: avevo, credo, 12 anni. Ma non faccio testo, alle sette e mezza ero già tornato a casa: mi ero ricordato che mia mamma quella sera faceva le cotolette.
La voglia di fuga però non è una novità, fa parte del nostro bagaglio anche se viaggiamo solo con quello a mano. Si scappa per incoscienza o per curiosità, ma quasi sempre per assecondare un eccesso di rabbia, per eliminare un presente difficile immaginando un futuro diverso, che poi diverso magari non sarà mai. Però è difficile negarci la voglia di provare, anche se sei troppo giovane per permettertelo: chi incomincia presto a cercare ciò che ama, finirà quasi sempre per amare ciò che trova.
A essere cambiato piuttosto è il nostro metro di giudizio, perché sta aumentando la percezione che la fuga sia sempre meno un atto di vigliaccheria e sempre più un gesto di autodifesa. In un mondo dove gli adulti scappano dalla proprie responsabilità restando fermi, un ragazzo che considera l'ignoto meno temibile del tormento in cui vive ci fa invidiare il suo desiderio di libertà. Qualche volta ci vuole molto più coraggio a restare, quasi sempre basterebbe ascoltare per capire, per entrare nella testa e nel cuore di chi ha pronto un viaggio per Chissadove. E regalare attenzione a chi vuole andare solo perché nessuno fa qualcosa per trattenerlo.
Rayan e Moira sono arrivati fino in Campania, poi sono tornati indietro. Non sapremo mai per quale vero motivo se ne fossero andati, e nemmeno perché abbiano cambiato idea. Meglio così, probabilmente: in tanti mentre cercano la porta giusta per fuggire, già pensano alla finestra dalla quale eventualmente rientrare. Ma non finisce sempre in questo modo.
Certe tentazioni cominciano da bambini, crescendo pensi di poterle evitare e poi ti ritrovi adulto davanti alla tastiera della vita: in alto a sinistra sul primo bottone c'è scritto ESC, e non può essere un caso.
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