Inganno il tempo – si fa per dire, perché anche nel confinamento il chronos non mi è mai sufficiente – traducendo in italiano le poesie di uno dei più fini teologi tedeschi in epoca di crisi, un martire: Dietrich Bonhoeffer, ucciso dai nazisti a Flossenbürg il 9 aprile 1945. Sono poesie scritte nella maggior parte dei casi quando già era recluso in campo di concentramento. Sono poesie scritte con il sangue più che con il calamo. Sono sintesi teologiche ed esistenziali raffinatissime, espresse in una lingua dagli accenti vivi, dalle immagini nitide che lasciano trasparire i foschi scenari verso la fine del ’44. Mi sono imbattuto nelle Stazioni sulla via della libertà (Stationen auf dem Wege zur Freiheit), la prima delle quali è dedicata alla disciplina (Zucht). Mai come in questo periodo di confinamento, le parole di Bonhoeffer risuonano giuste, giuste perché aderenti alla realtà. Siamo confinati, siamo nelle nostre dimore, per la maggior parte di noi, eppure ci sentiamo sospesi tra una specie – o, meglio sarebbe dire, sottospecie – di libertà e una particolarissima forma di prigionia. Avremmo teoricamente il tempo di fare tutto quello che avremmo desiderato fare durante una vera vacanza, eppure sentiamo di non riuscirci.
Siti web di fama mondiale hanno messo a disposizione tutto il loro patrimonio digitale, ma non è questo che ci rende desti, che dona forza e coraggio e infine struttura la libertà del nostro tempo. Anzi, mi si lasci dire, che è pure un piccolo tranello, un inganno sulla nostra autentica condizione attuale. No, non sono vacanze, e non abbiamo quella libertà sognata per fare tutto quel che avremmo desiderato fare in tempo di serenità.
Ecco Bonhoeffer, che di prigionia ha fatto l’esperienza amara, entra in materia della libertà con il tema della disciplina. Afferma a chiare lettere «Nessuno conosce il segreto della libertà / a meno di passare attraverso la disciplina» (Niemand erfährt das Geheimnis der Freiheit/es sei denn durch Zucht). Siamo lontani dal pensare che la vera libertà è quella di fare quel che si vuole, quando lo si vuole e desidera, dove lo si ritiene più opportuno. Il confinamento trancia netto su questa cosa: è meglio essere il più disciplinati possibile per poter vivere semplicemente in una specie di libertà, condizionata per la verità. È la disciplina che può permettere di rendere libere le nostre giornate, perfino creative per certi aspetti, di quella creatività appunto che proviene dalla libertà e dall’Altro che è in Alto. All’inizio di quella stessa stazione dedicata alla disciplina, i versi di Bonhoeffer sono ancor più cristallini: «Se parti alla ricerca della libertà, impara prima di tutto la disciplina dei sensi e dell’anima». Ancora una volta, chi li proferisce, è un uomo che ha subìto la limitazione della libertà, fisica, ma il suo spirito non si è lasciato mai imbrigliare. D’altro canto, disciplina è termine che viene dalla radice discere, la stessa del discepolo: colui che si disciplina è sulla via della conoscenza e quindi della vera libertà.
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