Pio XII aveva certamente le idee chiare sul mondo in cui viveva e sull'immagine e la forza anche politica della Chiesa cattolica, e fece santa nel 1950 Maria Goretti, contadinella delle paludi pontine morta per aver difeso il suo onore, e nel 1950 madre Francesca Saverio Cabrini, “la santa dei migranti” nata nel lodigiano, maestra elementare che, come suora, volle prendere il nome da san Francesco Saverio, missionario nella lontana Asia. Lei avrebbe voluto seguirne le tracce ma fu invece mandata d'autorità a occuparsi dei migranti italiani negli Stati Uniti, prima a New York e poi in California e a Chicago, dove morì nel 1917. Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, partirono verso le Americhe e l'Australia milioni di contadini miserrimi, da tutta l'Europa; dall'Italia furono cinque milioni di persone, intere famiglie contadine poverissime. Un capo di governo, giustificò l'esodo a chi glielo rimproverava con un'atroce sentenza: “o migranti o briganti”. Suor Francesca Cabrini, come più tardi e forse sul suo modello madre Teresa di Calcutta, fu anche una grande organizzatrice: fondatrice di scuole e di ospedali, battagliando con magnati e governanti per trovare i fondi. E d'altronde, il cattolicesimo sociale ebbe anche in Italia personaggi di simile energia, basti pensare a don Giovanni Bosco fondatore dei salesiani, formatore indiretto di un gran numero di giovani lavoratori non soltanto in Piemonte. Ho conosciuto molti sacerdoti e molte suore che hanno seguito nei nostri tempi quei modelli, anche se gli immigrati stranieri in Italia degli ultimi decenni non hanno avuto personaggi di pari livello, perché, forse, troppo intralciati dalla politica e dalla società dello spettacolo, tremendi nemici del vero e del giusto... Ho avuto anche come amica una giovane militante di Lotta continua, che fu per anni ottima segretaria di redazione della rivista “Ombre rosse” che dirigevo, una “rivista di movimento” che credo sia stata la meno settaria e la meno ideologica di quella stagione. Si chiama Fernanda Cabrini, veniva da quella famiglia e mi raccontò qualche aneddoto su quella lontana prozia. Dopo la brutta fine del movimento, emigrò con la figlia in Brasile, e da allora lì vive. Migrante privilegiata, certo, rispetto a quelli del passato. Ma quanto c'è ancora da imparare da Francesca Cabrini, da madre Teresa, in questi anni di migrazioni non meno drammatiche e talvolta perfino più drammatiche di quelle di un tempo.
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