venerdì 5 settembre 2014
Gli acini gonfi, più del solito, non sono un segnale di grande conforto a inizio vendemmia: l'estate anomala ha portato più acqua di quanto ce ne fosse bisogno ed ora i produttori di vino, soprattutto al Nord, sono in attesa del colpo di scena, positivo s'intende, di settembre. La parola d'ordine che serpeggia nelle cantine è "salasso", che non è un genere fiscale, ma una pratica di cantina per cui si sottrae mosto, per favorire una maggiore concentrazione anche di colore, nei vini rossi. Ma la parola salasso echeggia anche in Toscana, dove si sta discutendo animatamente del piano paesaggistico regionale, proposto dalla Regione e in attesa di una soluzione entro fine mese. Quel piano non piace per niente ai produttori agricoli, accusati, anche se non direttamente, di monocoltura e di esagerata viticoltura. Sarà, ma non s'era mai letto che la vite fosse un danno per il paesaggio, quasi a rimpiangere le aree boschive di un tempo. E torna il tormentone che un mese fa mise fra gli imputati il Prosecco. Ora, sembra che pure Montalcino non se la passi bene: ma che cosa sarebbe senza le viti?Anche Gavi, che nello scorso week end ha festeggiato i 40 anni della doc è un giardino pettinato di vigne di uve cortese, che stanno assumendo il colore oro, come quelle di moscato, coltivate addirittura in 52 Comuni a cavallo fra tre province. M'è capitato di sorvolare quest'area in elicottero e l'immagine della vite in collina è struggente. Meno struggente è l'ingordigia di chi "colto da un improvviso benessere" ha piantato la vigna dove i "vecchi" neppure si sognavano, ossia nei fondovalle. La qualità non risiede in quei siti e la vendemmia 2014, che risulta problematica, dimostra che in natura, prima o poi, arriva il momento della verità. Walter Massa è un vignaiolo di Monleale, sui colli Tortonesi, salito agli onori delle cronache per la riscoperta di un antico vitigno, il timorasso, il cui vino bianco oggi svetta nelle carte dei vini dei migliori ristoranti. E dice che quella di quest'anno è semplicemente una vendemmia diversa «che fa capire quanto l'uomo non sia onnipotente, ma deve seguire l'equilibrio della natura. Perché la natura porta sempre giustizia e soprattutto ci riporta coi piedi per terra». Secondo Walter, le vigne ben esposte, che stanno dove devono essere, ben gestite, non avranno problemi. E c'è da crederci, anche perché sulla vendemmia, che racconta la storia di un processo vivo, bisogna andar cauti coi giudizi. Annate considerate scarse, poi col tempo si sono rivelate eccellenti.Bisogna solo capire come interagire con la natura, che non è mai un fattore meccanico: ha bisogno di essere letta, con intelligenza e moralità. Questa, in fondo, è la lezione del vino. Una lezione virtuosa, che racconta molto di più, a ciascuno di noi, di quello che si possa immaginare.
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