Ho percorso avanti e indietro la Rete che abitualmente frequento per cogliere come fosse stata raccontata e recepita la breve, commossa lettera del Papa emerito Benedetto XVI ai lettori del “Corriere della sera” ( tinyurl.com/yavutt9d ). L'ho fatto a motivo della convinzione che, nella ancor breve storia dell'informazione ecclesiale, la notizia che prese forma l'11 febbraio di 5 anni fa, quando il Papa comunicò la decisione di rinunciare al ministero petrino, sia stata la più importante che potesse essere data, vista la totale mancanza di precedenti: nessuno mai, prima di allora, aveva raccontato di “due Papi”, mentre le lontane memorie storiche suggerivano perlopiù aspri conflitti. Mi interessava dunque verificare quanto delle suggestioni di quei giorni e di quei mesi è sopravvissuto nella percezione di oggi, a fronte di una “storia” che, sebbene non avesse per protagonisti entrambi i Papi, tuttavia era tale da evocare ancora una volta, e direttamente, la compresenza di un Papa in carica e di un Papa emerito.
Misurata con questo metro, che è quello dei media, la notizia della lettera di Benedetto XVI non mi pare abbia suscitato particolare clamore. Segno, ne sono convinto, non tanto del fatto che tale compresenza, in sé e per sé, non fa più notizia, quanto dell'ecclesialità con la quale i suoi due protagonisti l'hanno saputa interpretare, depotenziandone i tratti di attrazione informativa. Misurata invece con il metro della fede, questa lettera ha sollevato un'onda davvero forte di emozione, registrata dai grandi e piccoli luoghi digitali più capaci di ascolto. Segno della levatura spirituale che la caratterizza. Del resto, come ha già sottolineato su questo giornale Francesco Ognibene ( tinyurl.com/y8bkva34 ), essa rende testimonianza di un fronte – quello dell'«ultimo pezzo di strada» – sul quale i cristiani hanno davvero da dare la più grande delle notizie.
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