Abbiamo chiuso questa rubrica per le feste natalizie con un mondo, anche del calcio, ritornato quasi alla normalità. Stadi pieni, curve con assembramenti oltre il limite di sicurezza e calciatori in salute che al rompete le righe degli allenatori erano già con le valigie in mano pronti per le solite mete da ricchi e famosi: rotta infinita Dubai-Miami. Ora dopo un Natale e un Capodanno, compresa l'Epifania, che è stata tutto uno slalom gigante tra positivi e non, siamo tornati nell'abisso pandemico. Focolai in quasi tutti i club, partite annullate e calendario di gennaio tutto da rivedere. «Non ti disunire!», grida l'Antonio Capuano a Fabio Schisa, alias il giovane Paolo Sorrentino, nel film gioiello È stata la mano di Dio. Ennesimo omaggio al grande Diego Maradona che, lassù, ha dovuto riabbracciare prima del tempo il caro fratello minore (classe 1969), il meno talentuoso Hugo (meteora nell'Ascoli anni '80 di Costantino Rozzi), che si è spento a Monte di Procida. Località del napoletano che rimanda all'isola di Procida, lì dove il grande Massimo Troisi, amico fraterno di Diego Maradona, ricevette l'ultimo ciak de Il postino e poi salutò la troupe con un tenero e straziante «non mi dimenticate». Mai. Così come noi “senzaBrera”, e da un anno anche “senzaMura”, (quanto ci sono mancati i suoi 100 nomi dell'anno) non dimenticheremo mai un piccolo eroe esemplare come Lino Maga. Dei tanti post alla memoria del signor Barbacarlo scelgo quello dell'amico salentino, ex sindaco di Uggiano la Chiesa e bracconiere di storie di sport, Salvatore Piconese che rende omaggio all'eccelso eno-filosofo con una foto splendida scattata nella sua cantina-pensatoio di Broni. Dell'umile eppur buono Barbacarlo, Gianni Brera scrisse affettuoso rivolgendosi all'amico dell'Oltrepò pavese: «Io di vini migliori ne ho pure bevuti, ma non ne trovo mai che mi piacciano sempre in egual misura, che siano altrettanto leali». Ecco, Lino Maga è stato uno degli ultimi partigiani della lealtà, schietto e sincero come un calice di Barbacarlo. Brindiamo all'Africa, dove è volato l'impavido Alex Cizmic. Dalle Marche a Yaoundé per seguire la Coppa che tutti i potenti d'Europa, fino all'ultimo, hanno intimato: «Non s'ha da fare». E invece, alla faccia dei dittatori della Uefa, e i loro associati, la Coppa si fa. E noi europei dovremmo cercare di essere più rispettosi di quel giornalista olandese che all'ivoriano Sébastien Haller, attaccante dell'Ajax, ha domandato: «Preferisci rimanere nel club a gennaio o giocare la Coppa d'Africa con la Costa d'Avorio?». Il ragazzo da gran pensatore con i piedi gli ha ribattuto secco, e giustamente seccato: «Questa domanda dimostra tutta la mancanza di rispetto per l'Africa. Faresti questa domanda ad un giocatore europeo prima di un Europeo? Certo che giocherò la Coppa d'Africa». Buona Coppa Haller, a te e ai fratelli africani.
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