sabato 26 agosto 2017
Genesia. Una donna senza età, che ha portato avanti i suoi anni con serenità e coraggio e allegria, affrontando le difficoltà della vita con il sorriso. Venne a casa mia quando i miei primi due figli erano molto piccoli e io pretendevo che indossasse la divisa blu e il grembiule bianco. Li metteva per farmi piacere, ma preferiva i lavori più semplici, come pulire il terrazzo, mettere in ordine il giardino e cantare con i bambini. Poi le venne offerto un lavoro di grande responsabilità e soprattutto d'amore: occuparsi della vita di un ragazzo che non sapeva esprimersi e aveva bisogno notte e giorno della presenza di qualcuno che si occupasse di lui. Genesia divenne il suo angelo custode che lo accompagnò dall'infanzia alla maturità con attenzione, con affetto, con infinita pazienza. Questa donna semplice si è sempre fatta amare perché molto ha dato di sé e anche ora che la sua salute sembra che lentamente l'abbandoni ancora pensa agli altri e mi scrive: «Vi porto sempre nel mio cuore, ma soprattutto nelle preghiere. Vi voglio un bene dell'anima». Saper amare nella gioia, nella sofferenza, nella pietà ecco la lezione di questa persona di modesta cultura, ma di grande scuola di umanità. Quante volte dimentichiamo di guardarci attorno, tra la gente meno conosciuta dove vivono in silenzio i tesori più grandi della vita. Per loro non ci sono alti titoli di giornali, né trasmissioni televisive ma appena un grazie talvolta a voce bassa da chi viene aiutato. È una gratitudine che sale veloce tra le nuvole del cielo dove, ci raccontava la nonna, qualcuno scriveva sul libro d'argento le cose buone da ricordare. Una favola? Abbiamo bisogno delle favole anche oggi quando le crude realtà della cattiveria umana ci vengono dispensate ogni giorno con tutti i particolari. Impariamo a guardare il mondo con gli occhiali della misericordia e della pace, con la luce di una gioia anche creata da noi stessi forse per non piangere. Sfogliamo l'album del tempo alla ricerca di quel bene che è di tutti ed esiste, altrimenti non ci sarebbe vita sulla terra. Cerchiamo un appoggio quando siamo soli, basta saper chiedere, non temere di essere giudicati, non pretendere da noi stessi una forza che non abbiamo. Il silenzio sul proprio dolore è difficilmente positivo, mentre condividere è già vincere. Grazie anche a te Genesia per avermi fatto vedere come il proprio male è sopportabile se prima hai ascoltato quello degli altri.
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