Già avevamo accennato, in questa rubrica, a un'imminente decisione del giudice costituzionale francese sul tema dell'indipendenza del pubblico ministero. In particolare, il Conseil d'État aveva sollevato davanti al Conseil constitutionnel una questione prioritaria di costituzionalità (a sua volta sorta da una richiesta della principale organizzazione sindacale dei magistrati d'Oltralpe) concernente una disposizione che prevede che i magistrati del parquet, cioè i pm francesi, siano posti sotto l'autorità del Ministro della giustizia, in contrasto con i principi di indipendenza dell'autorità giudiziaria e di
separazione dei poteri. Una questione tecnica, ma di grandissimo rilievo politico.
A dicembre è arrivata la decisione, che ha dichiarato conformi alla Costituzione francese le disposizioni contestate, in quanto, secondo il Conseil, assicurano un bilanciamento equilibrato tra l'indipendenza dell'autorità giudiziaria e le prerogative del Governo di determinazione e guida della politica nazionale, ivi compresa la sfera d'azione del pubblico ministero.
Va ricordato, da un lato, che la Costituzione della V Repubblica, a differenza della nostra, tratta assai diversamente i pubblici ministeri dai giudici, per quanto attiene alla nomina, all'inamovibilità e al regime disciplinare, sui quali il Ministro della giustizia ha poteri più penetranti, rispetto a quelli del Consiglio superiore della magistratura francese, di quanto non abbia nei confronti della magistratura giudicante (e per questa ragione la Corte di Strasburgo considera tali norme al di sotto dello standard di indipendenza previsto dall'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo); e, dall'altro, che la Costituzione francese non prevede l'esercizio obbligatorio dell'azione penale da parte del parquet, ma, all'opposto, la discrezionalità in capo al medesimo. Da ciò consegue che soltanto una revisione costituzionale potrebbe assicurare al pubblico ministero francese quello statuto pieno di indipendenza, auspicato da buona parte della dottrina e degli operatori del diritto: non a caso il presidente Macron ha preso posizione per una riforma costituzionale dei poteri di nomina dei pubblici ministeri da parte del Governo. Vista dall'Italia, la vicenda si presta a diversi commenti. C'è da noi chi vede nel sistema francese l'antidoto a vere o presunte deviazioni "giustizialiste" del nostro sistema, dimenticando che molti francesi stessi guardano a questo come a un modello. D'altra parte, resta vero quanto scriveva, a proposito in generale della magistratura francese, un brillante costituzionalista prematuramente scomparso, Guy Carcassonne: che essa avrebbe spesso dato prova, nella sua severità selettiva, di uno zelo eccessivo e ingordo, e, nella sua dipendenza dal potere politico, di una miope docilità. Resta il fatto che l'indipendenza dei pm continua a essere, vista da Parigi, un miraggio piuttosto che una sfida.
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