sabato 7 agosto 2021
Cantare sul giornale. Sarebbe bello, originale per chi non conosce la musica , ma ne apprezza la profondità, la leggerezza, ne riceve la forza e il coraggio. Sarebbe necessario che le piccole canzonette insegnate ai tempi dell'asilo, forse solo per ottenere tranquillità e pace, diventassero una materia importante per gli esami di maturità. Una sciocchezza? L'amore al canto, anche il più modesto, dà ricchezza alla vita, ti fa sentire che possiedi qualcosa di tuo, anche se non risulta il migliore nel confronto di quello usato dagli altri. Ti senti importante quando puoi usarlo di fronte agli altri, quando hai imparato a governare le sue onde alte o leggere, quasi dei sospiri che sembra senta tu solo. Diventa un'onda di felicità quando traduce il tuo pensiero d'amore per ciò che il mondo ti offre, ma riesce anche in pochi attimi a coprire il tuo animo di tempeste, di dolori sconosciuti. Il canto è il primo grido dell'uomo che nasce e non sa a chi deve quelle note alte che ancora non sappiamo se saranno di dolore o solo del primo spavento che gli viene offerto. Come cantava il primo uomo? Con un grido di dolore, di richiamo per sapere se era solo, o di felicità di vedere la luce, di sentire il calore del sole, e col nascondersi al buio della notte? Se ci pensiamo bene siamo ancora, visti dall'alto, come nel primo secolo. Forse non abbiamo ancora paura delle tempeste d'acqua improvvise che non sappiamo come fermare né cercare un rimedio veloce per non perdere la fatica e il dolore che ci aveva richiesto il tempo. Qualcosa per rimediare a tutto questo ci deve essere: l'animo umano non ha ancora scoperto l'equilibrio necessario per la propria vita e per ora ha puntato sul massimo delle proprie possibilità pensando così di raggiungere il meglio. Pare che si abbia rinunciato a quella mediocrità serena, non negativa, ma da accettare e condividere con tutti, lavorando assieme per il bene uno dell'altro e tutti per migliorare la nostra buona terra. Tutti noi cerchiamo di avere un tempo migliore almeno per i nostri figli ai quali però siamo obbligati a insegnare che non lavoriamo solo per noi, ma per tutta la nostra madre terra. Quando essa starà bene, solo allora avremo compiuto il compito per il quale abbiamo avuto in regalo la vita. Quando avremo imparato che siamo fratelli, sorelle e figli del Primo uomo e che tutti abbiamo le stesse necessità, diritti di giustizia, bisogni d'affetto e di pace. Quando avremo finalmente scoperto che uccidere fa male non a chi muore ma a chi ha usato odio e prepotenza e resterà a guardare chi non si alza da terra mentre sentirà morire il proprio cuore. Allora forse l'angelo della pace ci prenderà per mano per portarci lontano dove si chiedono solo lacrime di perdono e sorrisi di gioia. Dove tutti ci sentiremo fratelli e il sorriso sarà rosso sulle nostre labbra per sempre. Questo è quello che speriamo. Sarà così o solo un bel sogno?
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