Condivido il punto di vista del post che Annalisa Teggi, giornalista e traduttrice, ha pubblicato sul suo profilo Facebook ( bit.ly/3F2f616 ) a proposito della seconda missione spaziale di Samantha Cristoforetti. Interviene nella discussione che, tra media e social, anche ma non solo d'intonazione cattolica, si è effettivamente aperta (provare per credere: lanciate su Google la stringa «Cristoforetti figli» o altra simile) tra «chi punta il dito contro oppure osanna Samantha Cristoforetti» giacché per lavoro starà lontana cinque mesi dai suoi due figli, ancora piccoli. Il tutto alimentato dalle belle foto, pubblicate anche sul sito di "Avvenire" ( bit.ly/3KwDyIU ), che la mostrano mentre saluta la sua famiglia al momento della partenza, e dalle risposte da lei rese sul tema specifico al "Corriere della Sera" diversi mesi fa e ora riproposte ( bit.ly/3LvGaIE ): «Se uno dei due genitori fa un lavoro che lo porterà a non esserci per un periodo lungo è fondamentale che sia l'altro genitore ad avere il rapporto quotidiano e più forte con i figli. E nel nostro caso è il papà». Teggi, confortata da quantità e qualità delle reazioni raccolte, mette in parallelo l'esperienza personale della sua famiglia con quelle di questa "famiglia pubblica", per dire che «il punto di equilibrio» per affrontare questo tipo di problemi e «vincere la tentazione degli squilibri come singoli» risiede, appunto, «sull'essere famiglia». E poiché ogni famiglia ha un suo diverso «punto di equilibrio», di cui non conosciamo le coordinate, sarebbe meglio astenersi dal giudicare le delicatissime scelte che ogni famiglia si trova ad affrontare in questa materia, non importa se lo facciamo online per la famiglia di un'astronauta o sul pianerottolo per la famiglia del vicino di casa trasfertista. Un tale giudizio rischia di dividere la famiglia, «riducendoci a stare nel recinto di chi vuole farci battibeccare per singolari, padre vs madre».
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