«L'essenza dell'essere umano è una non semplice dualità di tecnologia “razionale” e fede “irrazionale”. Siamo ancora una specie in transizione. Questa dualità nel comportamento umano non scomparve alla fine dell'età della pietra. Anche nel diciannovesimo secolo, l'uomo era abbastanza "razionale" da viaggiare verso la luna, e nello stesso tempo così “irrazionale” da credere in entità soprannaturali e forze che trascendono, e in effetti
vanificano, tutte le leggi della fisica da cui il viaggio verso la luna dipendeva?» David Lewis-Williams è un paleoantropologo americano, uno studioso di quella scienza meravigliosa nata nel secondo Novecento, a Parigi, con l'intento di studiare le origini dell'uomo fondendo scienza (paleontologia) e archeologia, storia delle religioni, antropologia. Sulla nascita dell'arte nelle caverne, scopre alcune costanti che appaiono sorprendenti: l'artista che agisce nella caverna è tale in toto, con la stessa coscienza di Giotto e Picasso. Non solo: l'uomo che dipinge le pareti della caverne, dove celebra riti, a fuochi accesi, dove prega, danza, crea poesia e teatro, manifesta una duplice natura, una mente scientifica e una immaginativa, pensiero logico e sentimento religioso. L'uomo nasce così, e nulla muta di questa cifra con il finire dell'età della pietra.
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