giovedì 7 dicembre 2023
Gli slogan funzionano nella pubblicità, forse. Non nella giurisprudenza. «La difesa è “sempre” legittima? Non proprio» è il titolo del “Fatto” (6/12) all’articolo in cui Marco Grasso racconta la condanna a 17 anni di Mario Roggero, gioielliere di Grinzane Cavour (Asti) che rincorse in strada e freddò due rapinatori. La difesa è “sempre” legittima è lo slogan con cui, sospinta dal ministro Salvini, venne varata la legge attuale. Ma la vita, e la legge, non sono slogan. Poiché i filmati inchiodano Roggero, pochissimi affermano che fece bene. Perfino su “Libero” (5/12) Daniele Capezzone nel suo editoriale ammette: «Pare difficile paragonare questo caso ad altri». Invoca la comprensione Stefano Zecchi sul “Giornale” (5/12): Roggero «è una vittima, non un assassino (...). Non si può trasformare l’aggredito in aggressore». Molti servizi sulla “Stampa”, anche per competenza territoriale. Il 5/12 intervista Roggero, al pari del “Corriere”. Il 6/12 dà voce a Biagio Mazzeo, procuratore di Asti, intervistato da Massimo Copparo: «Non si è spiegato alle persone che non tutto è difesa. Inseguire i rapinatori in mezzo alla strada non è più difesa, è offesa. E quindi omicidio volontario». Mazzeo comunque ammette: «La legittima difesa ora è un enigma interpretativo». Di fianco a lui parla il generale Roberto Vannacci, fatalmente schierato con Roggero: «Sono assolutamente empatico con il gioielliere (...). Continuerò a sostenere che la difesa debba essere sempre legittima». Nella pagina accanto Salvini ha sentito il condannato: «Sappi che ti sono vicino, ora cambiamo la legge». Legge che peraltro è la sua, come ricorda Mattia Feltri sulla “Stampa” (5/12). La “Verità” e “Libero” (6/12) insorgono contro le centinaia di migliaia di euro che Roggero dovrà versare ai parenti dei rapinatori. E Pietro Senaldi fa da avvocato difensore: «Se non difesa, la reazione di Roggero potrebbe chiamarsi “legittima offesa”». L’esatto contrario di Massimo Gramellini sul “Corriere” (5/12), titolo: «Legittimo autocontrollo»: «Datemi pure della mammoletta, del maschio rieducato e anche dell’ipocrita, ma a mio figlio cercherò di insegnare che la convivenza umana è appesa a un filo esilissimo che si chiama autocontrollo. Ed è solo grazie a quel filo che non ci siamo ancora estinti». Se ne riparla in appello. © riproduzione riservata
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