Cos’è la profezia se non la capacità di indicare nel mondo i segni dell’amore infinito di Dio che trasforma la storia e sovverte le nostre logiche. D’altra parte proprio la missione a rimettere Dio al centro è ciò che ha animato tutta l’attività dei profeti dell’Antico Testamento. Una missione che si manifesta in modo particolare nell’opera e nell’eredità di Elia, ancora oggi icona della forza dirompente della fede. Visse tra il X e il IX secolo a.C. in Palestina e il suo nome significa “il mio Dio è Jahvè”, che riassume il senso della sua vita, narrata nei Libri dei Re. Sotto il regno di Acab, che aveva imposto il culto di Baal, Elia si scagliò contro il sovrano e lo scontro con i profeti pagani si consuma in un confronto dai toni forti che dimostra tutta la potenza di Dio. Elia però non ottiene il riconoscimento sperato e, anzi, si ritrova ancora vessato dal re e dalla regina Jezebel. Ma a scuoterlo dal suo torpore e dallo sconforto fu un angelo che lo convocò sull’Oreb per incontrare Dio dopo un viaggio di 40 giorni e 40 notti. Fu in quell’incontro intimo e delicato, nel mormorio leggero di una dolce brezza, che Elia capì il senso dell’agire divino, ritrovando la motivazione per sfidare i potenti, prendersi cura dei deboli. Gettando il proprio mantello su Eliseo, infine, scelse il suo successore, per essere poi portato in cielo su un carro di fuoco.
Altri santi. Sant’Apollinare di Ravenna, vescovo e martire (II-III sec.); san Frumenzio, vescovo (IV sec.).
Letture. Romano. Mi 2,1-5; Sal 9; Mt 12,14-21.
Ambrosiano. Nm 10, 1-10; Sal 96 (97); 1Ts 4, 15-18; Mt 24, 27-33.
Bizantino. Gc 5,10-20; Lc 4,22-30.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: