La degenza di Francesco tra info dettagliate e fake news
sabato 15 marzo 2025
Le condizioni cliniche di papa Francesco «sono diventate nelle ultime settimane un vivace argomento di conversazione» online, con il contorno «di teorie inverosimili che proliferano come funghi sui social network». Lo scrive, fra molti altri, “Religion digital” (bit.ly/41LXu5c), descrivendo come alle quotidiane informazioni, spesso anche molto dettagliate, diffuse dai media vaticani sulla salute del Papa facciano da contraltare, in particolare su TikTok e su X, «le voci che il Papa è morto o tutti i tipi di profezie infondate su eventuali congiure». Viene anche citato il caso, riportato in Italia da “Libero” (bit.ly/43Fws25), di influencer avventuratisi, telecamere alla mano, sino al decimo piano del Gemelli senza trovare nessun Papa: avevano sbagliato ala... Queste valutazioni giornalistiche si riflettono in una ricerca che Arcadia (la società di monitoraggio delle dinamiche online alle cui analisi ho già attinto) ha commissionato a Cyabra e Kite Group a proposito della «disinformazione» sulle condizioni di salute di Francesco «alimentata» sui succitati X e TikTok. I risultati, frutto dell’esame di 3.601 profili, sono stati pubblicati l’11 marzo (tra altri, da “Rainews” bit.ly/4kMcB7o). Evidenzio questo dato: «Un ampio volume di contenuti fuorvianti, in particolare riguardo alla presunta morte del Papa, è stato diffuso da account non autentici». Si tratta del 31% dei profili esaminati, accomunati anche dalla ripetizione e «dall’uso di un linguaggio assai emotivo, adottato per stimolare il coinvolgimento». «Scavalcare complottismi e dietrologie» Tutto ciò si è trasformato in sollecitazioni rivolte alla Santa Sede affinché diffondesse immagini di papa Francesco ricoverato. «Ognuno è libero di scegliere come e quando farsi vedere», avrebbero risposto «fonti vaticane» a una specifica domanda dei giornalisti (lo riporta “Aleteia” bit.ly/4bPZT3x in una ricostruzione che cita anche le precise norme emanate da Giovanni Paolo II nel 1996), mentre il prof. Alfieri, durante il briefing dal Gemelli del 22 febbraio, aveva replicato: «Ma voi fareste vedere vostra madre novantenne in pigiama?» (lo richiama sul “Messaggero” del 6 marzo bit.ly/4hucn1W Franca Giansoldati in un articolo dedicato a questo stesso tema). Così il breve audio di Francesco fatto sentire ai fedeli in piazza San Pietro e in tutto il mondo all’inizio del Rosario del 6 marzo è stato interpretato anche come una risposta a tali sollecitazioni. In questa prospettiva ho trovato del tutto convincente l’interpretazione resa qui su “Avvenire” (bit.ly/4kMrV3W) da Chiara Giaccardi, che merita di essere ripercorsa. Nel nostro tempo «non crediamo se non vediamo», ma «anche quando vediamo, sappiamo che l’immagine non garantisce più la realtà». Ecco che, «per uscire dall’impasse, e anche per scavalcare complottismi e dietrologie» Francesco «non ha scelto l’occhio (l’immagine) ma l’orecchio (la voce)». E «la voce debole e sofferente del Papa (...) ci ha fatto sentire non curiosi voyeur schierati nelle opposte squadre (è ancora vivo/è già morto), bensì partecipi, insieme, di una sofferenza che è parte della vita e della sua fragilità». Quel messaggio registrato in ospedale La diffusione del messaggio registrato da papa Francesco sul letto d’ospedale si è così collocata al centro delle pur numerose notizie sul Papa diffuse dai media vaticani in quest’ultimo mese. Ovvero ha segnato, in questa sequenza di “Vatican news”, uno spartiacque, più significativo delle precise comunicazioni relative alla diagnosi, prima, e poi alla terapia e alla prognosi, nonché agli episodi più critici affrontati durante la degenza. Restando in questo ambito, aggiungo un’osservazione. Sui media, dal 14 febbraio in poi, non c’è stato solo il Francesco malato, non visibile e, fino alla sera del 6 marzo, udibile solo dai sanitari, dai collaboratori e, quando è stato possibile, dal parroco di Gaza al telefono. C’è stato anche il Francesco attivo nel magistero e nel governo, attraverso alcuni testi che, anche fosse stato in salute, avrebbe comunque pubblicato scritti (come vari messaggi, incluso quello per la Quaresima, e come le nomine episcopali), e altri che avrebbe invece pronunciato, come le catechesi alle Udienze generali, le omelie delle messe dei Giubilei di categoria, le riflessioni all’Angelus. Spesso, leggendo in Rete i resoconti su tali parole del papa, ci siamo come dimenticati della sua malattia e ci è sembrato che egli fosse davvero in Aula Paolo VI, o nella basilica vaticana, o affacciato su piazza San Pietro. E credo che anche questo lo abbia consolato nella fragilità che sta vivendo. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: