Può sembrare un controsenso (e magari lo è davvero) parlare di una serie tv per sconsigliare di vederla pur riconoscendone dei pregi. In effetti, ci sono validi motivi per mettere in guardia i telespettatori, soprattutto i meno preparati alla "lettura", all'analisi critica, ma anche i facilmente impressionabili alla vista del sangue, sia pure finto. Cercando di spiegarci meglio, diciamo innanzitutto che stiamo parlando di Gangs of London, la serie inglese Sky Original (in onda su Sky Atlantic il lunedì alle 21.15), arrivata in Italia sull'onda del successo ottenuto in Inghilterra dove, come si intuisce dal titolo, è ambientata ai nostri giorni, anche se non mancano altre ambientazioni in giro per il mondo in quanto si parla di contrabbando, di commercio internazionale di droga e di riciclaggio. Al centro della vicenda gli Wallace, criminali vecchio stampo, che mantengono il controllo della malavita londinese tenendo insieme per comuni interessi illeciti le bande che operano in città, con alcune eccezioni e non senza lotte interne. Il capostipite Finn Wallace viene ucciso in partenza, anche se poi lo rivedremo grazie ai flashback, che non mancano mai nelle nuove serie tv (i ritorni al passato permettono più soluzioni, colpi di scena compresi, nello svolgimento della narrazione). Sarà il figlio Sean a prendere le redini del gioco per vendicare il padre, dimostrare che ne è il degno erede e mantenere il potere sulle gang di Londra. Il tutto raccontato con il frequente ricorso a immagini di cruda violenza. Da questo punto di vista Gangs of London è sconsigliabile, così come lo è per altre sequenze, ad esempio l'orgia gay in cui è coinvolto l'altro figlio di Finn. Però la serie è anche interessante per la tecnica (la macchina da presa usata con molta libertà a seconda del contesto), per la messa in scena (alcuni corpo a corpo, al di là della violenza, sembrano balletti), per la recitazione (ad esempio quella allucinata di Joe Cole nei panni di Sean), per la costruzione della storia, gli intrecci e la psicologia dei personaggi. Resta questo mondo alla rovescia annunciato già nella prima inquadratura con una Londra capovolta vista in soggettiva da un uomo a testa in giù, che non farà una bella fine.
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