Nella lettera ai Romani l'apostolo Paolo presenta l'anelito alla salvezza come una caratteristica che non connota solo l'essere umano. Egli coglie il desiderio di rinnovamento ultimo esprimendolo in questi termini: «Anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Per dire quanto sia forte questa aspirazione a godere pienamente i frutti della redenzione, l'apostolo si spiega così: «Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi». (Rm 8,22) È fin d'ora in corso nella realtà creata il travaglio affinché la gloria dei figli adottivi si dilati ad includere tutto lo scenario della vita. In questo v'è come una simbiosi di desiderio che Paolo presenta nel modo seguente: «Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm 8,23). Il cammino verso la liberazione definitiva, in direzione del trionfo che Gesù vincitore del peccato e della morte elargirà, è un cammino comune. Uomo e creato lo percorrono insieme. Le doglie del parto in cui ora la creazione si dibatte preludono al suo ingresso nella gloria. Essa non potrà fare a meno di seguire i figli di Dio, ai quali ha offerto supporto vitale nel percorso terreno, nella gloria che in essi si rivelerà per sempre, splendidamente.
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