mercoledì 7 luglio 2021

Sopravvivere alla Storia è un'impresa, ma convivere con i propri incubi è una gara ancora più dura: si gioca ogni giorno, e non puoi ritirarti.
Shaul Ladany quando partecipa alla 50 km di marcia alle Olimpiadi di Monaco 1972 ha 36 anni: tanti per un atleta, non troppi per chi ha attraversato di corsa il proprio destino senza restarci schiacciato. Ha una cattedra di matematica all'Università di Tel Aviv, ha combattuto la Guerra dei Sei Giorni. È veloce, ma non è un fuoriclasse: a Monaco arriva 19° al traguardo. Due giorni dopo dorme nell'unità 2 del Villaggio Olimpico quando lo svegliano all'alba: c'è un attacco terroristico, otto estremisti palestinesi di Settembre Nero sono entrati nelle unità 1 e 3 prendendo in ostaggio nove persone tra atleti e allenatori israeliani, due vengono uccisi subito. Vogliono la liberazione di 234 prigionieri, oltre a quella dei terroristi tedeschi Baader e Meinhof. Per molte ore Shaul Ladany risulta nella lista dei dispersi: probabilmente morto. Invece per caso alloggia nella palazzina dove stanno gli atleti del tiro con pistola e carabina, che tengono le armi con loro. Forse i terroristi lo sanno, e cambiano porta. Lui riesce a scappare in pigiama. Vede i suoi compagni portati via con le mani legate, un'altra volta in Germania. Shaul sa cosa vuol dire: aveva 8 anni quando è sopravvissuto alle camere a gas a Bergen-Belsen, lo stesso campo di concentramento di Anna Frank. Moriranno tutti gli atleti israeliani, dopo un conflitto a fuoco con la polizia, più cinque terroristi e un agente. Oggi Shaul ha 85 anni, e ancora corre, quando e come può. Sa che per esistere, chi è sopravvissuto due volte, non può fermarsi mai.

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