«Iuvenescit Ecclesia», la Chiesa ringiovanisce, dice il suo incipit, ma io ho i capelli abbastanza bianchi da ricordare momenti della vita della Chiesa nei quali il solo fatto che la Congregazione per la dottrina della fede ("l'ex Sant'Uffizio" si sarebbe scritto, tanto per mettere le mani avanti) avesse pubblicato un documento «sui vescovi e i movimenti» (in realtà è dedicato alla «relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa», ma nei titoli avremmo tagliato corto...) avrebbe scatenato, tra specialisti e apprendisti di giornalismo religioso, una notevole turbolenza. Tutti sarebbero corsi a intervistare esponenti dell'uno o dell'altro campo per capire a chi il testo dava spazio e a chi no, chi ne usciva vincitore e chi vinto, chi l'aveva ispirato e chi osteggiato. Registro invece solo, da parte delle cronache ecclesiali digitali, un tranquillo interesse, che tuttavia è molto a fronte del pressoché totale silenzio (escluso "Avvenire", che invece ha dedicato ampio spazio a presentarla e a commentarla) da parte delle cronache ecclesiali cartacee. Se non ci fosse stato il web si sarebbe detto, in sostanza, che questa lettera non ha fatto notizia.Provo a trarne, sul versante "Chiesa e comunicazione", due ammaestramenti. Il primo: in questo momento della vita della Chiesa, a torto o a ragione, la vasta opinione pubblica non percepisce più tra movimenti ecclesiali e gerarchia le polarizzazioni del passato. Quindi, a un quotidiano la faccenda non interessa. Il secondo: per quanto riguarda l'informazione religiosa, la Rete si conferma un luogo dove non solo storie "marginali", ma anche notizie importanti, che sui media mainstream non passano, trovano invece accoglienza, e non solo per l'iniziativa di qualche isolato blogger. Ed è qualcosa che mi fa ben sperare: anche per questa via «iuvenescit Ecclesia».
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