Al passaggio d'anno vince l'Italia del buon bere. Il consumo di spumanti nazionali dovrebbe aver tenuto in quantità, seppur non in valore. I numeri definitivi devono ancora arrivare, ma l'indicazione degli esperti del settore è chiara: il cambio di abitudini alimentari lascia il segno anche su cenoni e pranzi di questi ultimi giorni. E non si tratta solo di un cambio di menù, ma di qualcosa che ha forti riflessi economici. Pare dunque che siano le bollicine italiane a dare la miglior risposta ai tempi di crisi. Stando a quanto indicato dall'Osservatorio economico Ovse-Ceves (specializzato nelle analisi del mercato dei vini e in particolare spumanti e frizzanti), la chiave per capire cosa è accaduto è nei luoghi di consumo. Luoghi solo domestici, nulla "fuori casa": da qui il forte divario nel fatturato del comparto, nel valore della singola bottiglia al consumo, nel valore medio della bottiglia stessa. Detto in soldoni, «a un prezzo medio a bottiglia nazionale stappata nel 2019 tra 9-10 euro (pari a 310 milioni di euro) corrisponde oggi una spesa di circa 200 milioni con un crollo del prezzo medio a 5-6 euro». Forte ribasso del giro d'affari, dunque, anche se il consumo di bottiglie è stato pressoché uguale:
38-39 milioni (-2% rispetto al 2019). Un mercato a due facce, che vale ancora di più per lo champagne, eterno concorrente (spesso perdente) degli spumanti nazionali, che tra una fine anno e l'altra ha visto diminuire le vendite di circa 1,2 milioni di bottiglie con una perdita pari a 80 milioni di euro (-45%). Magra consolazione per i produttori italiani, visto che, fa sempre notare l'Osservatorio, in una sola notte per le chiusure dei luoghi pubblici di festa, pare siano andati persi circa 170 milioni di euro. Ma, scampato (forse) il rischio-Brexit, quello degli spumanti non è che il più recente segnale delle difficoltà che l'agroalimentare nazionale deve affrontare, anche se quella dell'alimentazione rimane una spesa familiare quasi incomprimibile. Prima le grandi difficoltà di raccolta e lavorazioni in campo, poi il forte abbattimento di alcune categorie di consumo (senza dire dei problemi dovuti all'andamento climatico), hanno trasformato il 2020 anche per questo comparto in una corsa ad ostacoli. Il 2021 non pare per ora indicare grandi e positivi cambiamenti. Coesione d'intenti e tutela della competitività, appaiono essere ancora gli obiettivi da perseguire.
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