Confondendo enigmistica e trascendenza, intrattenimento fantasy e storia sacra, è di moda ormai da diversi anni giocare a montare e rimontare i versetti dell'Antico Testamento a proprio piacimento, sicché circolino migliaia di reinterpretazioni della Bibbia o di sue parti con annesse e divertite reinterpretazioni della stessa. E la Bibbia ebraica, per troppi cristiani e schiere di atei, con la sua mancata vocalizzazione, si presta a diventare un gioco combinatorio da cui trarne versione infinite. Vince chi ne costruisce la più stramba o comunque quella capace di attrarre più pubblico in libreria o nei comizi di anche preparati studiosi di lingua ebraica riciclati in giocolieri dei Testi Sacri. Non so quanto esageri rilevando che ci sono più appassionati di Fantasy-Bibbia che effettivi lettori della Bibbia. In un processo di coltivazione dell'esegesi ridotto a erudito passatempo (specialmente in Occidente!), quel complesso e vertiginoso Libro, presente in tutte le case ma da ben pochi mai aperto, rischia di diventare un gioco di società, fonte di vita profanata e destituita di senso. "Il sacro", ci ricorda Agamben, è ciò che è "separato", e certo, nella multipla valenza di questo termine, è altro dalla versatilità dell'intrattenimento.
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