Negli ultimi giorni di maggio “Vatican News”, con un'intervista di Federico Piana al direttore della Rete mondiale di preghiera del Papa padre Frédéric Fornos ( bit.ly/3wUMBNs ), ha sottolineato i cinque anni trascorsi dall'avvio dell'iniziativa “Il video del Papa”, di cui qui ho spesso raccontato. Due cifre fornite da padre Fornos, quella di 155 milioni di visualizzazioni sui social network e quella di oltre 17mila articoli sulla stampa internazionale, dicono che la ricerca di «un linguaggio nuovo per aiutare tutti a pregare per le intenzioni del Santo Padre» non è rimasta senza esito. Anche l'ultima videointenzione di preghiera, diffusa il 1° giugno e già presentata qui su “Avvenire” ( bit.ly/3fMjnut ), si caratterizza per la scelta di un linguaggio per immagini che, come altre volte, sostiene tanto più le parole di Francesco quanto più non vuole solo commentarle, ma ripeterle in altro modo. Mentre la preghiera, proposta nel quinto anniversario della Amoris laetitia e nell'anno di san Giuseppe, canta la bellezza del matrimonio, si vedono “scene da un matrimonio” (nel senso del rito e della festa che accompagna quel giorno) montate come se provenissero da un album di famiglia. Mi è venuto subito in mente il sito “Home movies”, che riflette l'attività dell'Archivio nazionale dei film di famiglia: in un'apposita sezione, “Memoryscapes” ( bit.ly/3cej6i2 ), vi si possono vedere alcuni brevi film amatoriali di matrimoni celebrati tra gli anni Venti e gli anni Settanta del secolo scorso. Qui l'intento, pur apprezzabilissimo, è di documentazione storico-sociale; nel caso del video del Papa è molto di più: proporre le immagini della nostra tradizione matrimoniale serve a sostenere i giovani e le comunità cristiane, destinatari dell'intenzione di preghiera, in una scelta che oggi, se non è controcorrente, certo non è più scontata come lo era un tempo. Come dice il Papa in quella specie di fuori-testo con cui conclude il suo intervento: «Però vale la pena, eh?».
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