Giuseppe è un uomo dei sogni. Aveva un compito: stare con Maria. E anche quando in paese pensarono che avesse lui tradito era restato con lei. Aveva appoggiato il suo «sì», secondo al primo di lei. Aveva tremato. Ma infine aveva deciso di non lasciarla sola. Di non lasciarla nella grande solitudine dove si trova chi dice di «sì» a Dio. Un uomo posato, un lavoratore. Ma un uomo dei sogni. Li riceve nel suo cuore libero come le nubi sui monti: «Tienila con te». Oppure: «Fuggi in Egitto»… Ora guarda il bambino tornare dai giochi al fiume con gli altri bambini di Nazareth. Lo vede arrivare dalla soglia di casa dove al calare del sole si ferma a fare dei segni in terra. È un falegname, gli piace fare disegni, linee strane. Il piccolo arriva in mezzo ai suoi compagni di sette otto anni. Giuseppe ricorda la notte in cui si sospese la grande stella e molti vennero a vedere. Ricorda il sole basso delle paludi verso Rhinocolura, al confine con l'Egitto. Nazareth, villaggio di centocinquanta abitanti, sulle colline della tribù di Zebulon, verso la piana di Yzreel, Dio semina, non pareva destinato a grande sorte. Ma quest'uomo dei sogni sorride sulla porta. Vede avvicinarsi il suo bambino. Lo afferra per le braccia, lo fissa negli occhi, vorrebbe dire qualcosa. Ma dice solo: «Sei sudato, andiamo dentro».
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