L'Unicef, Majoli e la storia di Anna: «Il Covid? Un mostro»
lunedì 25 ottobre 2021

«Ero aria, invisibile. Ho vagato per la città per un po', ma non riuscivo a capire dove fossi. Ho cercato di toccare le persone, di avvicinarmi a loro, ma non mi hanno visto. Sono passato attraverso i loro corpi come un fantasma. […]. Non ho fatto altro che lasciare dolore, solitudine e morte dietro di me. Fatemi presentare, mi chiamo Covid-19 e sono un mostro». Il virus prende vita come un fantasma che non riesce a capire perché morte e malattia lo seguono nei suoi spostamenti. E si racconta in Vorrei non essere mai nato, un saggio scritto da Anna, 14 anni, di Fara Gera D'Adda, un paesino lombardo di settemila anime, incastonato ai piedi delle Alpi. La ragazza è una delle vincitrici del concorso letterario indetto dall'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia in collaborazione con il Garante regionale dell'infanzia e dell'adolescenza. Anna descrive in modo accurato i sentimenti di paura, impotenza e disperazione che hanno colpito gli abitanti del suo paese. «Che viva o che muoia a sta gente che cambia?» si legge in uno dei graffiti del centro città di Fara Gera d'Adda. «Non l'ho scritto io - dice Anna, 14 anni -. Ma è una frase che in qualche modo mi rispecchia». La Lombardia è stata la Regione più colpita d'Italia quando la pandemia da Covid-19 ha fatto la sua comparsa in Europa, all'inizio del 2020: 884.814 casi registrati e 34.054 morti (dati al 4 ottobre 2021). Le bare allineate, le strade deserte, le strutture sanitarie al collasso sono ben impresse nella memoria di chi ha vissuto quei mesi sentendosi sopraffare dall'angoscia. Anna è tra questi. Il Covid ha interrotto anche le sue passioni. Come il taekwondo e la chitarra. Ha messo a dura prova i rapporti con le sue migliori amiche Clarissa e Chiara: «Ci siamo separate e ora ci sentiamo diverse». Il quattordicesimo anno di Anna è stato stravolto. La pandemia ha cambiato la sua vita e lei è sicura che certi cambiamenti e certe cicatrici avranno effetti prolungati. Si chiede se avrà mai fiducia o fede nel modo in cui il mondo si evolve. «Adesso è difficile per me aprirmi al mondo». Un anno dopo, Anna cerca una nuova normalità. Le lezioni di taekwondo di Anna sono ricominciate. Dopo gli esami del 2021, ha ripreso a suonare la chitarra. Sebbene non nell'immediato, Anna sta cercando la sua strada attraverso i cambiamenti emotivi che l'anno segnata. «È passato più di un anno ormai, ma sto lentamente riprendendo il ritmo».

Unicef, Generation COVID: Alex Majoli e la storia di Anna

Unicef, Generation COVID: Alex Majoli e la storia di Anna - Alex Majoli © UNICEF/Majoli/Magnum Photos

La storia di Anna è una delle testimonianze raccolte nel progetto "Generation COVID: Respond. Recover. Reimagine" nato dalla collaborazione tra Unicef e agenzia Magnum Photos, per richiamare l'attenzione sulle conseguenze della pandemia sulle nuove generazioni: sei fotografi dell'agenzia Magnum Photos raccontano in sei paesi differenti (Brasile, Grecia, Italia, Turchia, Stati Uniti e Sud Africa) come la vita dei bambini e dei giovani è stata influenzata dal Covid-19. Parole e immagini. Le emozioni e la quotidianità di Anna sono narrate dal grande fotografo della Magnum Photos Alex Majoli, apprezzato in tutto il mondo per la sensibilità nel rappresentare le storie umane e per i suoi reportage nelle aree di conflitto. Scatti in bianco e nero e a colori. Intrisi di paure e di speranze. «Con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento legate alla pandemia - evidenzia Carmela Pace, presidente dell'Unicef Italia - è stato un periodo difficile lungo per tutti, ma soprattutto per i bambini. Molti bambini hanno avuto paura, si sono sentiti soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro. Dobbiamo uscire da questa pandemia con un migliore approccio alla salute mentale di bambini e adolescenti e dobbiamo cominciare dando a questa tematica l'attenzione che merita».

Il progetto "Generation Covid: Respond. Recover. Reimagine" - pubblicato sulla piattaforma Generation COVID (su unicef.org)- prova a farlo raccontando e difendendo le storie dei più giovani: per costruire il futuro più adatto di questa generazione, è importante definirne i bisogni, le differenti realtà, ma soprattutto le battaglie quotidiane che durante questa crisi sono simili per molti giovani nel mondo intero, a prescindere dalla provenienza geografica. Dando voce a questi ragazzi. Come ad Anna, 14 anni, di Fara Gera D'Adda.

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