sabato 13 ottobre 2012
In piscina, un palestrato di mezza età sta indottrinando il giovane custode sudamericano sulle diverse razze di alieni. In costume blu elettrico, ne descrive le fattezze, come hanno la testa, le braccia, gli occhi. Passa in rassegna i caratteri: gli alieni estroversi, aperti al mondo esterno, impegnati a fondare società, con una preferenza per le tonalità calde e per il colore rispetto alla forma; gli alieni introversi, cauti nei rapporti sociali, con una predilezione per i simboli, l'immaginazione, le tonalità fredde e per la forma rispetto al colore; e gli alieni ambiversi, con qualità opposte o intermedie rispetto agli altri. In tuta nera, il giovane custode ascolta impassibile, e ogni tanto il palestrato lascia cadere un "capisci?" per assicurarsi di essere seguito nelle sue certezze iperuranie. Niente che lasci trapelare un trasalimento, un dubbio, un sorrisetto sarcastico nella sua recita un po' assurda (e oltre tutto poco fantasiosa). Niente che increspi i muscoli del palestrato e gli faccia sospettare di essersi mutato in un alieno. Oppure sbaglio, e questo è ormai un tratto della normalità? Ogni nostra convinzione personale non ha più bisogno di verifiche e si impone di per sé stessa come verità, anzi come verità universale. Il silenzio ferreo del custode forse è l'ultimo baluardo della resistenza.
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