All'epoca dei dazi, del coronavirus e della Brexit, ma anche delle incertezze europee e delle continue tensioni internazionali, che paiono voler dividere invece di unire, il sistema della cooperazione agroalimentare sceglie di cambiare strada e di presentarsi unito di fronte a chi può decidere, almeno per una parte, del destino del settore. I presidenti della cooperazione ortofrutticola di Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Germania, Polonia e Belgio hanno così tutti insieme scritto alla Commissione Ue con due obiettivi. Da un lato manifestare apprezzamento per il percorso verso la nuova Politica agricola comune, ma, dall'altro, per chiedere che le specificità dell'ortofrutta siano rispettate, così come di fare attenzione su alcuni aspetti fondamentali e cruciali del regime di aiuti, evitare distorsioni della concorrenza, accrescere al 5% il livello degli aiuti stessi.
Ciò che deve far pensare, non è tanto il contenuto delle richieste della cooperazione ortofrutticola, ma il metodo con il quale sono state delineate. Il sistema cooperativo del comparto, infatti, si è presentato unito e compatto. Ha cioè preso corpo e visibilità qualcosa che vale complessivamente quasi 2.000 cooperative per un fatturato di 20 miliardi di euro e cioè il 70% della produzione ortofrutticola comunitaria. (per il nostro Paese sono presenti le strutture dell'Alleanza Cooperative Agroalimentari). Abbandonando i particolarismi dei singoli Paesi, la cooperazione ha così dato l'esempio di quanto occorrerebbe sempre fare, anche in altri comparti.
Così come vale sempre di più la capacità di comunicare, con efficacia e chiarezza, caratteristiche e peculiarità dei prodotti, senza sotterfugi e senza alimentare false aspettative, ma anche allarmi inutili (proprio sulle tante facce della comunicazione agroalimentare, fra l'altro, a Torino dal 20 al 22 febbraio tornerà il Festival del giornalismo alimentare). La battaglia tutta italiana per le etichette chiare, che indichino l'origine dei prodotti, e, per contro, l'uso delle etichette "a semaforo" in altri paesi, dice molto proprio sul diverso peso attribuito a questo particolare aspetto dell'agroalimentare in Europa.
Collaborare con efficienza e comunicare con chiarezza, fare accordi e unirsi, appaiono essere così sempre di più gli strumenti più efficaci da usare per tentare di controbilanciare politiche e strategie commerciali che vanno in senso opposto, ma anche le isterie e le emotività dei mercati che minacciano praticamente ogni giorno i bilanci delle imprese agricole e agroalimentari dello Stivale.
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