Pedala l'emancipazione femminile in Afghanistan. Ma per farlo più veloce ha bisogno del sostegno di tutto il ciclismo mondiale. E l'Italia è pronta a fare la sua parte e a lanciare lo “sprint” delle ragazze in bicicletta di Kabul. La Federciclismo del presidente Renato Di Rocco - tra maggio e giugno - ospiterà la nazionale afghana di ciclismo femminile. Atlete che avevano fatto parlare di sè già nel 2016 quando erano state candidate al Nobel per la pace. Momenti di gloria, cancellati dalla delusione del 2019. Lo scorso anno infatti il loro grande sogno, «qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo 2020», è sfumato a causa dei reiterati atti di vandalismo. La violenza maschile ha colpito le loro biciclette, distrutte. Così si sono ritrovate letteralmente a piedi. Un brutto episodio che però non cancella la straordinaria avventura e la “resistenza” al femminile dello sport afghano. Ognuna delle otto ragazze della nazionale porta con sè una storia umana ed agonistica che presto verrà raccontata al Parlamento Europeo. Ma prima atterreranno a Roma accolte anche dal Coni e dal Ministero degli Esteri che sta provvedendo ai visti. Poi a Roma ci sarà l'abbraccio con le colleghe azzurre e gli allenamenti condivisi sotto la guida del ct Dino Salvoldi.
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