L’ultimo incredibile episodio nella notte fra domenica e lunedì: l’automobile del capitano del Foggia, Davide Di Pasquale, presa a pistolettate dopo la sconfitta della squadra pugliese nello spareggio per la promozione in serie B. In questi primi sei mesi del 2023 si sono sommati una serie preoccupante di episodi iniziati a gennaio con gli scontri tra opposte tifoserie calcistiche nel mezzo dell’autostrada A1, con gruppi organizzati in formazioni e tecniche paramilitari. Fenomeni che da troppo tempo condizionano la fruizione in serenità degli eventi sportivi da parte della maggioranza dei cittadini che guardano allo sport come a un fattore di crescita culturale e di socializzazione.
Al contrario, per i professionisti della violenza negli stadi, ogni partita è un’occasione per affermare il proprio strapotere, per mettere in atto gesti intimidatori, per lucrare su attività illecite e imporre il proprio codice di intolleranza e incultura. Spesso gli stadi, anche quelli in cui si svolgono competizioni sportive di categorie minori, diventano luoghi dove non si applica la legge dello Stato e si possono addestrare impunemente nuove generazioni di violenti che, nella logica del branco, assimilano i peggiori istinti devianti e dove si insinuano sia la criminalità organizzata che le formazioni politiche più radicali. Già nel 2017 la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, nella relazione su mafia e calcio evidenziava come l’infiltrazione della criminalità organizzata fosse pervasiva nel mondo delle tifoserie ultras. La Commissione scriveva esplicitamente: «La forza di intimidazione delle tifoserie ultras all’interno del “territorio-stadio” è spesso esercitata con modalità che riproducono il metodo mafioso». Secondo i dati forniti alla Commissione dalle forze di Polizia, si stimava una quota del trenta per cento di pregiudicati all’interno delle tifoserie, in una condizione di «extra-territorialità» delle curve tale da rendere spesso gli ultras così intoccabili da avere il potere di ricattare le stesse società sportive con l’arma della responsabilità oggettiva che espone la società a sanzioni per i comportamenti violenti, discriminatori o per quei cori a sfondo razziale, antisemita o sessuofobo che troppo spesso si levano dagli spalti degli stadi. Lo sport e il calcio rappresentano fenomeni di massa che mobilitano milioni di praticanti e di appassionati, oltre ad essere pratiche che generano ingenti risorse economiche e non possono continuare a essere ostaggio di minoranze violente che impongono la loro legge di sopraffazione e illegalità. Il fenomeno è ormai troppo diffuso e radicato e richiede di essere analizzato in profondità da parte dello Stato e dello stesso movimento sportivo. Chiunque voglia bene al calcio o anche semplicemente chi, più freddamente, ritenga il calcio un comparto importante dell’economia del Paese, non può più volgere lo sguardo altrove. Servono strumenti legislativi nuovi e serve una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’intreccio di violenza, crimine organizzato e tifoserie calcistiche, una scelta etica e politica che dovrebbe, senza dubbio alcuno, essere trasversale e che non è più rinviabile.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: