Il Napoli di Sarri ha spezzato le reni al Crotone, la Roma di Spalletti ha fatto fuori il Palermo. Maramaldi. L'Inter di Pioli ha spento l'astro nascente, la Dea, la bella Atalanta di Gasperini, rifilandole 7 gol, e se è vero che i bravi possono riaccendersi, riprendersi da ogni sventura - per taluni salutare, come se assumere veleni sia giusta cura per il corpo e lo spirito - è provato dai fatti che il calcio, a differenza di altri sport, sa anche umiliare e far dimenticare all'improvviso i meriti conquistati prima. Salvo far ricorso al classico antidoto: uscire a testa alta, rimedio che il critico amico ti porge subito, pannicelli caldi, come le battute di Boskov subito adattate al disastro: meglio perdere una partita per 7-1 che sette partite per 1-0; tu, calciatore, non la metti così facile, una punizione così pesante te la porti nella mente e nel cuore: come il Gran Papu ammette, tristissimo, trovando sollievo solo pensando al prossimo avversario, il Pescara, che dopo un inatteso slancio zemaniano la fa da materasso. Resta il fatto: l'Inter ha pesantemente sconfitto una delle squadre più belle del torneo capace, appena pochi giorni fa, di dare una lezione alla più bella, il Napoli. A proposito: eviti, l'Inter, di trasformare il clamoroso 7-1 in una vampata di pernicioso narcisismo, proprio com'è successo al Napoli dopo il 7-1 di Bologna, seguito da disastri in Champions e in campionato. Oso pensare che non succederà perché domenica la Beneamata ha offerto agli innamorati di San Siro una prova di solidità senza precedenti, non maramaldeggiando ma semplicemente ignorando il temibile avversario, come ha dimostrato Gagliardini che con un bel gol non ha tradito l'antico amore ma ha semplicemente sposato la causa di Pioli proprio mentre sulla sua panchina svolazzano i fantasmi di illustri concorrenti, in particolare quel Conte che molti pseudo interisti vorrebbero nonostante rappresenti - nel cuore e nei successi - l'odiamata Signora. Pioli - che in passato ho criticato e che oggi riconosco autore di una clamorosa rinascita - ha dato all'Inter non solo un gioco perfettibile ingaggiando qualche campione supplementare ma uno spirito che le mancava dai tempi di Mourinho: la solidarietà, quel tocco di magìa dello spirito che nel gran giorno delle sette bellezze ha reso il reprobo Kondogbia uguale a Icardi e Banega. E patron Zhang ringrazia.
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