La vita spesso è fatta di “vediamo che succede”. Ci ho pensato un giorno, andando a verificare quella metafora sublime di sincronia organizzata che è l’incrocio di Shibuya, uno dei luoghi più famosi e riconoscibili di Tokyo. Nelle ore di punta, fino a 3.000 persone attraversano contemporaneamente questo crocevia ogni due minuti. Quattro strisce pedonali convergenti, otto semafori, 60 secondi per capire che puoi farcela. E per realizzare che l’incrocio perfetto sei tu: la direzione che prendi è quella che può cambiare le cose, o almeno può fare in modo che accadano. Lo spettacolo si vede meglio dalla terrazza di uno Starbucks: basta un caffè brodoso per guadagnarsi un privilegio. Attraversare o aspettare, mentre la luce passa dal rosso al verde e la folla ingrossa il formicaio? È lì che comprendi che un uomo va giudicato dalle scelte. Non tanto da quelle giuste, ma da come è riuscito a venir fuori da quelle sbagliate. Ma anche che non puoi prendere due sentieri alla volta. Un bacio, una decisione, un treno su cui salire, una parola da aggiungere. Bastano pochi secondi di spudorato coraggio per attraversare un dilemma. Di fronte a un bivio, alcuni tornano indietro. Altri prendono casa lì intorno, sperando di poter decidere in un altro momento. Ma quando il semaforo scatta, è meglio scegliere come sai: un terzo d’intuito, due terzi d’amore. E auguri.
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