Il filosofo Arthur Schopenhauer (1788-1860) è sempre stato descritto come bizzarro, scontroso, misantropo, per nulla amico dei bambini. Ma i Ricordi di Schopenhauer privato, scritti da Lucia Franz e ora pubblicati in Italia, modificano lo stereotipo. A Francoforte, la città dove visse dal 1833, il filosofo cambiò spesso casa e nell'ultimo anno traslocò in un appartamento sulla riva del Meno, al numero 16 della via “Schöne Aussicht”. E lì diventò inaspettatamente amico di una piccola vicina, una bambina di sette anni. Nonostante i genitori le avessero imposto di evitare quel signore «che non aveva senso dell'umorismo», Lucia lo andava a trovare come si fa con un nonno. Non che lui non fosse irascibile, insopportabile a volte, e lei come tutti lo temeva quando rientrava a casa imprecando o di colpo, mentre lavorava alla scrivania, scaraventava i libri a terra. Lucia però aveva trovato una via per arrivare a lui, giocando con Atma, il cane che il filosofo amava. Il pensiero di Schopenhauer non viene certo scalfito da questi ricordi: la sua convinzione che «ogni vita è sofferenza», il fin troppo insistito “pessimismo” della sua filosofia. Ma è curioso come le visioni private, specialmente se gli occhi che guardano sono di bambini, introducano aspetti che sfuggono ai più, anche e soprattutto ai diretti interessati.
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