martedì 17 maggio 2022
Ultimi chicchi di grandine della tempesta perfetta scatenata sugli alpini. Il merito, si fa per dire, è soprattutto del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, evocato da una Natalia Aspesi (“Repubblica”, 16/5) insolitamente mite. Premessa: «Temo che i cosiddetti poteri forti, o anche deboli, stiano organizzando un'immensa trappola per frenare almeno in parte le rivendicazioni femminili: rendendo la donna così esigente da superare ogni livello di sopportabilità e poterla così bastonare». Traduzione: attente, amiche e compagne, a non esagerare e con gli alpini finiamola qua. Vale per tutte le giuste battaglie (figuriamoci per le guerre!). «Facendo i conti – prosegue Aspesi – 500 le denunce per 400mila alpini, i molestatori quindi l'1,25 per 1.000. Esagerato cancellare la festa per sempre (…), però dovrebbero essere gli alpini stessi a zittire il sindaco di Trieste» (omettiamo la dura battuta finale sull'aspetto fisico del sindaco). Ed eccolo, il sindaco, nei titoli del “Corriere” (15/5): «A Rimini nessuna molestia. Erano solo apprezzamenti»; della “Stampa” (15/5): «La violenza è un'altra cosa. “È tanto grave se uno dice guarda che bella ragazza? Siamo maschi”»; e della “Repubblica” (15/5): «“Gli alpini sono maschi”. Il sindaco di Trieste sdogana le molestie». Una cosa sembrerebbe certa: alla prossima adunata, gli alpini faranno bene a spedire in branda i commilitoni che alzino il gomito e accennino a comportamenti odiosi. Dopo tanti castighi, qualche premio. Quello per il titolo del mese va, ex aequo, al “Manifesto”: «Malaparata» (10/5) e al “Fatto”: «Zelensky vince l'Eurovision» (16/5). Quella per la “frase saggia” va a Bebe Vio, che alla fine dell'intervista di Raffaele Panizza sulla “Repubblica”, lei campionessa dell'apparentemente impossibile, dichiara: «La vita è una gara in cui l'avversario è ciò che credi di non poter fare».
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