L'incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo su «La protezione dei minori nella Chiesa» è in pieno svolgimento e tanto la Rete dell'informazione religiosa professionale, quanto il reticolo sociale dei miei amici digitali sono saturi di notizie e commenti che, direttamente o indirettamente, lo riguardano. Un fatto positivo, se penso a quando, alla rivista "Il Regno", cominciammo a occuparci di violenze del clero sui minori, più di vent'anni fa, raccontando e documentando con sofferenza i «casi» che emergevano all'estero senza che l'opinione pubblica ecclesiale italiana sembrasse recepire né la gravità né la diffusione «globale» del fenomeno. Tra tanto materiale scelgo di commentare i due minuti di bella televisione e di bella Chiesa che sono passati ieri su Tv2000. Come anche "Avvenire" ha tempestivamente raccontato sul suo sito ( tinyurl.com/y32dzsv2 ), monsignor Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e «prete di strada», ma anche canonista e uomo delle istituzioni (è stato a lungo vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico regionale Piceno), ha partecipato a modo suo all'incontro vaticano testimoniando, ai microfoni di Gennaro Ferrara e del suo "Diario di Papa Francesco", la propria esperienza di seminarista vittima di abusi da parte dei sacerdoti che erano i suoi «presunti o veri educatori». Ha detto che si è «salvato», e anzi che ha serbato sul sacerdozio uno sguardo conforme al Vangelo, e l'ha detto con voce ferma ma pacata e persino un accenno di sorriso, a esprimere non la volontà di minimizzare ciò che gli è accaduto ma la possibilità di non divenirne vittima. Bella Chiesa, dicevo, e bella televisione. Dove si capisce che non è obbligatorio spettacolarizzare le emozioni, anche quando se ne ha a disposizione una buona dose, né caricare di morbosità ogni racconto che ha a che fare con la sfera sessuale - il grande rischio che ogni media corre e qualcuno volentieri percorre.
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