martedì 24 aprile 2018
Una magnifica terrazza «simbolicamente protesa su tutte le nazioni». Così il priore benedettino Dom Bernardo Gianni ha definito l'Abbazia fiorentina di San Miniato al Monte, partecipando, la settimana scorsa, alla conferenza stampa per presentare l'Anno Millenario del monumento, che si aprirà ufficialmente fra tre giorni. Un evento di straordinaria portata simbolica, anche e soprattutto per le nazioni europee, che con il capoluogo toscano condividono quella "linfa" cristiana di recente evocata con grande risonanza mediatica dal presidente francese Emmanuel Macron. Come già annunciato su Avvenire, nel pomeriggio di venerdì prossimo si aprirà dunque la Porta Santa e dopo la Messa inaugurale, presieduta dal cardinale arcivescovo, seguiranno, fino alla primavera del 2019, una cinquantina di eventi e manifestazioni di notevole impatto culturale e artistico.
Correva in effetti l'anno 1018, quando il predecessore di Giuseppe Betori, Ildebrando, firmava il 27 di aprile la "Charta ordinationis", dando il via all'edificazione del gioiello del romanico toscano, sulle rovine di una precedente chiesa di epoca carolingia che custodiva le reliquie del martire armeno Miniato. Siamo nel bel mezzo di quella che gli storici avrebbero denominato la "rinascita europea dell'Anno Mille", dopo un lungo periodo di decadenza del continente, allora ben lontano dai livelli di civiltà e di sviluppo raggiunti nel frattempo dagli imperi bizantino e arabo.
Più o meno in quell'epoca cominciavano a sorgere, o si ricominciavano a costruire, alcuni delle più bei capolavori architettonici europei, tutt'oggi vanto dei popoli che li vollero e che li custodiscono. Neppure quindici anni prima di San Miniato, l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico II, detto "il Santo", faceva porre la prima pietra del duomo di Bamberga, che nel 1012 veniva solennemente dedicato alla Vergine, a san Pietro e a san Giorgio. Quasi in contemporanea, sulla collina del Wawel, sorgevano le prime costruzioni di quella che sarebbe diventata la cattedrale di Cracovia.
Intanto a Chartres il vescovo-teologo Fulberto dava il via alla possente cattedrale che, a distanza di due secoli, dopo l'ennesimo incendio, avrebbe poi assunto lo straordinario aspetto attuale. Una trentina d'anni dopo anche Londra si rimboccava le maniche: nel 1045, Edoardo il Confessore soddisfaceva al voto pronunciato quando era esule in Normandia e, d'accordo con il Papa, anziché recarsi pellegrino a Roma costruiva la Collegiata di San Pietro in Westminster, nucleo originario della superba Abbazia anglicana odierna.
Qualcuno può ancora dubitare della spinta straordinaria che l'ispirazione religiosa diede, da almeno una decina di secoli, alla "ripartenza" civile dell'Europa? Nel programma dei festeggiamenti per San Miniato figurano anche momenti di forte coinvolgimento pubblico, comprese azioni sceniche pubbliche e feste per grandi e piccini. Scelta intelligente, in linea con lo spirito che animava la forte partecipazione popolare alle imprese architettoniche di quegli anni lontani. Non mancheranno eventi artistici di portata internazionale, cinematografici e soprattutto teatrali e musicali. Tra questi ultimi, anche un progetto scenico – "Haec est porta coeli, canti per mille anni" – che prova a ripercorrere lo sviluppo nello spazio e nel tempo del canto liturgico: dal Medio Oriente antico, ebraico ed egiziano, passando per il romano e il gregoriano, fino a coinvolgere la tradizione afrocaraibica e afroamericana.
Le radici cristiane dell'Europa sono ancora capaci di stimolare creatività e dialogo tra i popoli. Sarebbe bello se San Miniato riuscisse a coinvolgere qualche altra abbazia sorella, tra le tante, benedettine e non solo, sparse sul Vecchio Continente, associandole ai festeggiamenti fiorentini. Mont Saint-Michel e Cluny in Francia, Orval in Belgio, Melk in Austria, Santa Maria al Paular in Spagna... Volendo, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
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