A volte, dentro il male del mondo, brilla la bellezza del bene. Indomita e gratuita. Come un’epifania del divino. Gli scrittori sanno ridarci quel senso di stupore che a volte, per disabitudine, non percepiamo più.
Marek Šindelka, uno degli scrittori più importanti oggi in Repubblica Ceca, fa questo in un bellissimo romanzo, La fatica dei materiali (Keller), in cui viene raccontata una storia di immigrazione. Il giovane protagonista Amir, nella sua peregrinazione, si ritrova in una casa abbandonata insieme a uno sconosciuto. «Dopo un po’ l’uomo si alzò. Con la schiena ricurva si trascinò verso la scala e scese nello scantinato. Alla fine, l’uomo tornò, si sedette davanti al fuoco e gli porse una scarpa. Il ragazzo lo guardò sorpreso. Gli aveva portato una scarpa! Il ragazzo alzò lo sguardo stupefatto verso l’uomo, che si limitò ad avvicinargli la scarpa ancora un po’. Alla fine, la guardò: un pezzo sudicio di pelle screpolata e gomma lisa. I lacci logori pendevano flosci. Una scarpa grottesca, gettata via da chissà quanto, la cosa più inutile del mondo. Gli occhi del ragazzo si inondarono di lacrime, non riusciva a fermarsi, girò la testa perché l’uomo non lo vedesse. Si infilò maldestramente la scarpa. Gli stava piccola, ma entrava. Affondò il viso tra le ginocchia, le cinse con le braccia, si appoggiò lievemente al muro, e non riusciva a smettere di piangere». La bellezza del dono dentro una scarpa.
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