Dobbiamo prendere di più e meglio la parola, da credenti, davanti ai tanti casi di cronaca nera – possiamo classificarli “delitti negli affetti” – che il sistema dei media cavalca non certo per nobili motivi, ma che non per questo sono meno significativi di un'interpretazione che attinga al Vangelo. È una necessità che sento da tempo, e che mi è anche capitato di argomentare, anni fa, a proposito di come «comunicare la vita buona» (erano appena usciti gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio in corso).Sono stato contento perciò di leggere don Mauro Leonardi e Paola Villa – rispettivamente su “Faro di Roma” ( http://tinyurl.com/zza2v9b ) e su “Vino Nuovo” ( http://tinyurl.com/hozyka9 ), che riprende la sua pagina Facebook – a proposito dell'omicidio di Sara Di Pietrantonio. I loro argomenti stringono sul vegliare su noi stessi, perché siamo noi i buoni e i cattivi, i capaci di bene come di male, e sul capire bene chi è in queste vicende il forte e chi è il debole, e su come ci si protegge da una tale debolezza.Allargando le ricerche rispetto dall'attualità ho scoperto che Costanza Miriano, qualche anno fa, sul suo blog ( http://tinyurl.com/ha2nykq ), non si è sottratta alla sfida di misurare su questi fatti violenti la visione credente e controcorrente dei ruoli uomo-donna che l'ha resa celebre, anche se non sono rimasto convinto di tutte le argomentazioni. E ho scoperto anche che le Suore orsoline del Sacro Cuore di Maria, congregazione il cui carisma è rivolto alle donne (segnatamente – oggi – quelle al margine), hanno aperto, da poco più di un anno, un blog ( http://tinyurl.com/hryk46o ) dove le storie interne alle loro comunità e quelle di ciò che le loro comunità fanno per e con le donne sono intrecciate, con molta libertà, con gli apporti che tanto la cronaca quanto la cultura e lo spettacolo suggeriscono in tema di donne; anche di donne vittime. Lo tiene una giovane consorella, Naike Monique Borgo, che ha tutti gli strumenti culturali e umani per farlo bene.
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