venerdì 25 gennaio 2008
Prima si erano tanto raccomandati: «L'importante sarà non caricarlo troppo di responsabilità. Ha diciott'anni, poco più che un adolescente, facciamolo crescere

e giocare in allegria. È un grande e lo farà vedere». Così avevano parlato gli Zarathustra di via Turati, presentando il Fenomeno di ultima generazione, Pato. Un bisillabo. Destino segnato. Poi, quando con il suo apporto - un bel gol, nulla da dire - il Milan dieci giorni fa ha spezzato le reni al Napoli sansirizzato, intorno al baby-Brazil che porta l'apparecchio per i denti anche in conferenza stampa, si sono scatenati caroselli di gioia, si son levati canti trionfali e i soliti poeti della pelota hanno vergato epinici nemmeno fosse Aiace Telamonio (lo sponsor dell'Ajax...). Applausi, sì: mi sono associato; l'ho già detto: sono i giovani che fan bello il calcio.
Standing ovation? Calma e gesso. Raramente
è buona la prima. Ricordo le sofferenze di Maradona e Platini. Lasciateli crescere. Anche dentro. Prudente, t'azzardi a dire che anche Oliveira aveva segnato, all'esordio, e manca poco che ti mangino vivo: vergogna! Viva Pato! E via con una serie di calembour già pronti da mesi, esposti sugli spalti e trasportati sui teleschermi e sulle prime pagine. Acriticamente. Pato. Verità rivelata. Sursum corda, direbbe Lotito. Un caso... pato-logico.
Beato Paloschi Alberto, classe Novanta, da Chieri, Brescia, italiano, dunque nessuno (ma con due gol in due partite in coppa Italia). Lo lasceranno crescere. Visto dove è arrivato Pirlo? Questo è lo stato del calcio italiano, dai dirigenti ai critici, tutti insieme a sproloquiare appassionatamente.
Fenomenologia del divismo. Solo che i primi pagano le loro scelte, le loro scoperte, anche quando ne esagerano anzitempo le virtù: Pato, venti euromilioni al buio. I secondi, invece, si pentono, cambiano idea.
E hanno sempre ragione. Così i trionfi di San Siro favoriti dal Napoli disarmato son diventati l'incubo di Bergamo, anzi, della fatal Bergamo, quasi fosse Verona... Il Milan perde, mette a rischio l'aggancio Champions: o Pato Pato tu, sai dirmi come fu... (ballare a ritmo di samba). Pato, dal «Bar Sport» a «Chi l'ha visto?».
Già: Pato - poverino - per qualcuno s'è sgonfiato, per altri s'è perso nelle nebbie, anzi, è stato addirittura surclassato da Langella, ha sbagliato il gol decisivo: voto 4 in pagella. E magari adesso gli diranno di non montarsi la testa, di lasciar perdere la coniglietta portata da casa. Povero ragazzo, è già pronto per il carnevale. Ambrosiano...
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI