Chi, grande o piccolo che sia, non vorrebbe vedere una "foto" della vecchia befana che vien di notte? Il confine tra ragione e fantasia s'assottiglia in queste ore d'Epifania. Come la curiosità, o meglio la fatalità, che porta a inaspettate sorprese che sanno di festa, passate indenni nei secoli, ma con la medesima curiosità di sempre. È capitato così che rovistando tra le disordinate bancarelle degli antiquari di piazza, mi sia venuto tra le mani un libercolo di letteratura latina del 1600, austero nella forma, con un dettaglio per niente trascurabile nel "risguardo" (cioè la pagina bianca dopo la copertina), più significativo del testo stesso delle pagine che seguivano.
Era uno schizzo "grottesco", espressione di un anonimo che l'ha disegnato qualche secolo fa con un pennino, ritraendo la "vecia stria che pasa dal camin", come si dice in Veneto. Una rarità libraria e antropologica, se si considera che la befana è ben descritta nella tradizione orale, mentre è scarsamente rappresentata in pitture o disegni. Un vezzo, forse. Oppure, uno scherzo o dileggio di chi come passatempo s'è lasciato andare all'istinto del disegno. In ogni caso, una befana perfetta. Il venditore incuriosito ebbe solo a dirmi: «Non è raro che i libri antichi riportino schizzi di vario tipo. Ma una befana così non l'avevo proprio mai vista prima».
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