giovedì 31 dicembre 2020
Ti affido, Signore, l'anno che viene. Dacci sapienza per pascere i giorni, pazienza sufficiente per sopportare quello che occorrerà sopportare, e un cuore puro per credere. Fa' che noi sappiamo porci in umile relazione con le cose grandi di cui la vita è fatta. Che ci sentiamo apprendisti e discepoli della rivelazione del tuo amore che avviene nel tempo. Non lasciare che ci accomodiamo: mai il conforto della locanda ci seduca più della bellezza del cammino; che il sapere di ieri accumulato non ci dissuada dall'uscire a contemplare la rugiada nuova che brilla, oggi, sui prati; che il nostro sguardo non si fissi sul dito che indica, ma su quel fiore silenzioso che è la luna.
In ogni stagione insegnaci a prendere, per decifrare la piena notte, non l'oscurità ma una stella. Insegnaci a considerare che non è il male, bensì una traccia di bontà, ciò che meglio rispecchia un cuore. Insegnaci a prestare attenzione al gregge delle nuvole per capire che sempre, al di sopra di noi che stiamo calpestando il suolo, si estasiano i cieli. Insegnaci a non voler essere padroni di niente e di nessuno, ma pellegrini consapevoli che la storia a cui attraccano è una terra sacra. Per chi vuole udirlo, il vento del tuo Spirito passa come un fischio primaverile che annuncia il disgelo. La nostra esistenza non è mai così bella come quando tu ci guardi, Signore!
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