La grande avventura cristiana non è un'avventura ideologica. I discepoli non avevano granché da dire. Immaginiamo Pietro: che cos'aveva da dire, quel pescatore del Lago di Tiberiade, agli ateniesi che di filosofia ne sapevano ben più di lui? Che cos'aveva da dire ai maestri giudaici che avevano scrutato i vari sensi della Bibbia mille volte più di lui? Che cos'aveva da proporre ai Romani, che avevano inventato il diritto ed erano una civiltà altamente sofisticata?
Pietro non portava nella sua bisaccia nessun trattato eccitante per il pensiero, nessuna scoperta tecnica o teorica. L'unica cosa che Pietro portava con sé era Gesù, l'esperienza di Gesù, la sua Buona Nuova pasquale e il suo comandamento: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi». È questa la vera novità che Pietro e la sua barca che è la Chiesa custodiscono lungo la storia. Testimoniare che la misura del nostro amore, il modello del nostro amore, può essere Cristo stesso. E che siamo chiamati ad amare come egli amò, con quella disposizione, con quella gratuità, con quella capacità di essere dono fino alla fine. La grande forza dell'identità cristiana si radica sempre qui. Quel che vediamo di straordinario nel cristianesimo delle origini è come esso non lasci indifferente le folle, le quali commentano: «Vedete come si amano».
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