Nulla sarà come prima. Giornali italiani a tinte fosche nelle ore successive all'assalto al Congresso Usa. Il più drastico è la “Stampa”, che giovedì evoca il capolavoro di Sergio Leone: «C'era una volta l'America». Ci fu e non c'è più… Il titolo al commento di Gianni Riotta ribadisce: «Il cupio dissolvi di una nazione». Il “Corriere della sera” richiama un altro film, più recente su Churchill, titolando così Giuseppe Sarcina: «L'ora più buia nella storia recente degli Usa». Ci furono altre ore buie. La guerra civile, ad esempio. Che direbbe Lincoln vedendo la bandiera confederata sfilare vittoriosa (per poco, ma trionfante) a Capitol Hill? Alessandro Sallusti, sul “Giornale” («Non è la nostra destra»), lo cita aprendo il suo pezzo in prima: «L'America non sarà mai distrutta dall'esterno. Se vacilleremo e perderemo le nostre libertà, sarà perché noi abbiamo distrutto noi stessi».
No, nulla sarà più come prima. Sallusti azzarda un parallelismo suggestivo: «Il 6 gennaio 2021 sta al sovranismo come il 9 novembre 1989 - giorno della caduta del Muro di Berlino - sta al comunismo». Fine, come sentenzia lapidariamente giovedì il “Manifesto”: «The End». Fine, come assicura sul “Corriere” Beppe Severgnini: «La fine di un esperimento: quello del populismo aggressivo, condito di negazionismo e ossessioni, cullato dagli algoritmi dei social». Ma sullo stesso “Corriere” Massimo Gaggi ammonisce: «Smontare questa macchina infernale non sarà facile». E il politologo Marc Lazar, intervistato dalla “Repubblica”, incalza: «Il trumpismo non è finito: lascerà negli Usa tracce molto profonde». E non solo gli Usa sono stati devastati. Spiega sulla “Stampa” Lucio Caracciolo: «Ora il mondo è senza guida. Quando la potenza leader del pianeta è in confusione, il problema ci riguarda tutti».
Si smarca “Libero”, che relega i fatti americani di spalla o di piede. A ognuno le sue ossessioni: «Se vuol comandare senza vincere, s'iscriva al Pd. Adesso Trump rompe le scatole». Una banale rottura, nient'altro.
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