Il biglietto natalizio che quest'anno la casa editrice Alet ha mandato ai suoi lettori raccoglie tre brevi, saporiti testi di John Updike, narratore americano recentemente scomparso nonché ottimo saggista e critico. Il secondo e il terzo scritto sono due dialoghetti. Nel primo si scontrano un terrestre che ama la narrativa e un marziano che non ne sa niente e chiede che cos'è. Nelle risposte del terrestre emergono diverse valutazioni e definizioni interessanti: 1) «le femmine della nostra specie eccellono nella produzione di narrativa» (e credo che in futuro sarà sempre più vero). 2) Il narratore «fornisce al lettore un'immagine della vita molto più consistente e vivida di quella che potrebbe fornire qualsiasi altro genere maggiormente legato alla realtà come la storia, la sociologia o perfino l'autobiografia. La narrativa è più reale del reale, si potrebbe dire». 3) «La narrativa aspira a dare l'illusione dell'esperienza, per farci capire cosa significa essere vivi». Gli scrittori nominati sono Tolstoj, Joyce, Defoe, George Eliot, Flaubert, Cechov, Mansfield, Machado de Assis... Ma il marziano non è convinto. Trova che la narrativa terrestre è troppo autoindulgente: c'è troppo amore e troppa conversazione. Il terrestre difende queste due cose «deliziose» e dice che se avessero letto più romanzi i marziani sarebbero meno crudeli, xenofobi e paranoici...
Il secondo dialoghetto è fra Gutenberg e Bill Gates e permette ad Updike di difendere il vecchio caro libro di carta, così semplice, maneggevole e longevo, contro Microsoft e le sue effimere meraviglie. «La cosa importante di quei primi libri» dice Gutenberg «è che volevano essere belli». A sua volta Bill Gates difende i computer: «I loro circuiti sono più logici di quelli del cervello - niente sesso, né religione né le solite vecchie rabbie e paure. Niente ego. Pura potenza di calcolo e memoria». Gutenberg è perplesso: «Tu parli di questa Internet come se trascendesse i cervelli umani: ma è ancora l'uomo la misura di tutte le cose». E Gates: «Ah sì? E chi lo diceee...?».
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