Putin, Putin, Putin e ancora Putin. Martedì 22/2 e mercoledì 23/2, su dieci titoli d'apertura di prima pagina, ben otto contengono "Putin"; gli altri due, «Atto d'imperio» ("Manifesto", 22/2) e «Roulette russa» ("Giornale", 23/2), lo evocano. Eppure la varietà è garantita. Sul "Corriere" (23/2) a far la voce grossa è lo zar: «Putin minaccia»; sulla "Stampa" (23/2) a minacciare sembra sia Washington: «Biden: Putin la pagherà cara». Su "Libero" (23/2) a pagare saremo noi: «Pagheremo noi il conto di Putin». Amari paradossi: dopo le consuete dieci pagine dal fronte ucraino, la "Stampa" (23/2) ne concede una di speranza post-Covid: «Liberi di viaggiare. L'Ue: revocare le restrizioni». Ecco, ditelo agli ucraini... Il 22/2 interessanti i verbi associati all'onnipresente Putin: «spezza» l'Ucraina ("Repubblica"), «annette» un po' di Ucraina ("Fatto", taglio alto), «sfida» ("Corriere"). Putin è metà Ivan e metà Giulio Cesare, "zar" in latino. "Stampa": «Vlad il Terribile passa il Rubicone, l'obiettivo è ricostruire l'Urss».
E la quinta colonna putiniana in Italia? Stefano Folli ("Repubblica", 23/2) cerca di stanare lo zar della Lega: «Salvini dovrà chiarire in fretta da che parte vuole stare». Il "Giornale" (23/2) segnala posizioni sfumate: «Salvini soft, Meloni no. Sulle scelte di Mosca i sovranisti si dividono». Ma il vero mistero, secondo il "Corriere" (23/2), è «Nella testa dello zar». Scrive Paolo Valentino: «Putin ha concentrato due decenni di rancore e recriminazioni in un intervento a braccio di meno di un'ora, denso di collera glaciale, sospiri, minacce appena velate», nel «discorso più importante della sua lunga vita politica», che per l'ucrainista Max di Pasquale ("Giornale", 23/2) è «un discorso orwelliano per stravolgere la storia».
Nel frattempo il "Fatto", in prima, continua imperterrito a dedicarsi alle sue ossessioni: «Il Pd con le destra contro i pm di Renzi» (22/2) e «Renzi è la nuova nipote di Mubarak» (23/2). E da Marte è tutto.
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