Inviato speciale dentro al Covid, testimone della speranza cristiana
venerdì 11 dicembre 2020
Come molti sanno la parola “blog” viene da web+log, “diario in Rete”. Dal 21 novembre il blog di Luigi Accattoli ( bit.ly/2W3wSeN ) si è trasformato in un diario quotidiano del Covid contratto dal suo autore. E da ieri è passato su una pagina cartacea del n. 22 de “Il Regno”, quella della rubrica “Io non mi vergogno del Vangelo”, anticipata su Re-blog ( bit.ly/3a6jhLI ). La prima cronaca parla di un tampone positivo, dei primi sintomi e delle terapie in casa. Il proposito di tenere un diario pubblico è condito da una frase ironica e leggera: «Noi giornalisti di vecchia scuola appena possibile andiamo sul posto e vogliamo toccare con mano», alludendo alle storie di pandemia già raccolte. Il racconto prosegue ogni giorno: protagonisti il saturimetro, la spossatezza che rende difficili le cose facili («giravo su me stesso come un gatto nel gomitolo», la TAC che rivela un inizio di polmonite, il senso di sfiatamento, la bombola di ossigeno «che troneggia sul comodino». La pagina del 29 novembre è la prima dall'ospedale, dove Accattoli è stato ricoverato «per mancanza di respiro». Il diario, aggiornato regolarmente nella tarda serata, ha ora due fuochi: l'evolvere della malattia con l'incertezza della prognosi e la vita spirituale che la situazione consente. Quest'ultima è riscaldata dalla comunione quotidiana, dopo la quale Accattoli si racconta «abbracciato al mio Signore come il bambino alla mamma che lo ha appena allattato», e dalla prossimità con un altro malato col quale prega in latino. Nella narrativa e nella pubblicistica contemporanee non mancano i diari di malattia, spesso totalmente esenti da spettacolarizzazione. Anche qui su “Avvenire” la rubrica di Salvatore Mazza, “Slalom”, cartacea e online ( bit.ly/2IzrWYF ), gode di meritatissimo consenso. Bisogna essere grati agli infermi che in tal modo ci visitano, dicendo di sé: «è il peggio che abbia provato in vita»; «è nel conto che io possa morire». Testimoni di come si attraversa la prova della malattia nella speranza cristiana.
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