sabato 4 gennaio 2020
Siamo testimoni e, nostro malgrado, più spettatori che protagonisti di rivolgimenti economici, sociali e politici caratterizzati da improvvise discontinuità e soprattutto da sorprendente velocità: la chiamano "La Grande Accelerazione". La rivoluzione migratoria decreta l'eclissi della centralità dell'Europa e del primato dell'Occidente, quasi richiamato a ricordare la sua etimologia, "il mondo che tramonta"; e la rivoluzione tecnologica rende tutto istantaneo e planetario, con la conseguenza di dilatare lo spazio e mortificare il tempo. Ci viene consegnato un mondo ametrico, senza misura, ed eccentrico, senza centro, nel quale faticano a trovare casa le nostre consolidate e rassicuranti identità culturali, professionali, personali. Di fronte a questi scenari, che creano smarrimento e paura, - come ci ammoniva Spinoza - è necessario «né irridere né compiangere né disprezzare, ma capire le azioni umane». Sì, intelligere, vale a dire "cogliere (legere) il dentro (intus) e la relazione (inter) delle cose". Servono non opinioni (doxai), ma - direbbe Empedocle - «pensieri lunghi» che facciano da sutura tra la frammentazione dei saperi, da connessione tra i vari punti, da relazione tra le singole parti. I conflitti sono sempre di ignoranza, mai di cultura; e la prima difesa della democrazia è la difesa dell'intelligenza.
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