Sul finale della legislatura, la commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato in via definitiva due nuove intese, in materia di tutela dei culti, con i buddisti e gli induisti. È imminente la pubblicazione dei due provvedimenti sulla Gazzetta Ufficiale come leggi della Repubblica. I nuovi accordi completano un lungo percorso di dialogo con nuove confessioni religiose, così da identificare la stessa legislatura come la "stagione delle intese". Solo le intricate vicende della politica italiana hanno impedito, nel corso degli ultimi decenni, di proseguire il cammino degli accordi confessionali dopo quelli perfezionati dallo Stato con i valdesi (1984), i pentecostali (1988), gli avventisti (1988), le comunità israelitiche (1989), i battisti (1995), i luterani (1995).Si affacciano ora alla società civile, con tutti i crismi del diritto e della legalità, i primi culti non inseriti nelle radici della tradizione giudeo cristiana e non appartenenti al sistema di vita occidentale. Tuttavia nelle intese con i buddisti e gli induisti sono inserite e regolate le stesse materie dei precedenti accordi, comprese le disposizioni relative ai ministri di culto.Nell'Intesa con i buddisti compare, pressoché identica, la previsione per le assicurazioni sociali dei ministri di culto prevista per altri recenti accordi: «…possono iscriversi al Fondo di previdenza ed assistenza per il clero...».I ministri interessati sono circa 150, compresi alcuni di nazionalità straniera e pochissime donne, al servizio della comunità italiana stimata dall'Ubi, l'Unione buddista italiana, in circa 120 mila aderenti. La qualità di ministro buddista è riconosciuta esclusivamente per accreditamento della tradizione di origine.La facoltà di previdenza nel Fondo Inps, solo per scelta discrezionale e non per obbligo di legge, si distacca dalle regole fondanti del sistema pensionistico italiano. Le ragioni di questo distacco meritano un'analisi più approfondita. Tuttavia la "facoltà" inserita nell'Intesa è riconosciuta dall'Ubi ai singoli ministri buddisti e non determina una scelta collettiva dell'intera organizzazione. È allo studio una regolamentazione, interna all'Ubi, della facoltà di previdenza Inps per i ministri accreditati.Soka Gakkai. Nel panorama del culto buddista appare anche l'Istituto "Soka Gakkai" (Ibisg), un nuovo movimento «per la pace, la cultura e l'educazione», inserito nella tradizione buddista di matrice giapponese, che però non ha richiesto di aderire all'Unione Buddista Italiana. Questo esclude gli aderenti e i ministri di culto di questa confessione, già riconosciuta come ente di culto con personalità giuridica, dall'applicazione dell'Intesa ora approvata con l'Unione. Soka Gakkai auspica che il Governo italiano si impegni a definire quanto prima un accordo costituzionale anche con l'Istituto. Le trattative per la rispettiva Intesa, iniziate nel 2001, sono state interrotte nel 2007 anche per modifiche del suo statuto.
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