Per chi fa informazione religiosa il racconto della vita delle comunità ecclesiali e dei singoli cristiani in vista delle elezioni nei rispettivi Paesi è sempre tra le priorità. Specie in contesti di grave tensione sociale e politica, e di limitato esercizio della democrazia. In questi giorni, in Rete, si è raccontato soprattutto della Repubblica democratica del Congo, uno dei due Paesi ai quali era dedicata la recente Giornata di preghiera e digiuno per la pace indetta dal Papa. Là, in vista delle pur lontane elezioni presidenziali, l'impegno dei cattolici, esercitato in forma non violenta, subisce continue e violente intimidazioni, fino a ripetute perdite di vite umane.
Poi c'è l'Italia, dove, al crocevia tra religione e vita politica, la notizia che più è stata rilanciata e commentata in Rete nelle scorse ore è stata quella del leader della Lega Matteo Salvini che, in piazza Duomo a Milano, a conclusione di un comizio, ha brandito Rosario e Vangelo. Non ho davvero niente da aggiungere al tanto – forse troppo – che ho letto, se non che, mancando così pochi giorni al voto, coltivo una fondata speranza che il suo "successo" comunicativo non suggerisca agli altri maggiori candidati strumentalizzazioni analoghe.
Resta un fatto innegabile: da qualche settimana, giorno dopo giorno, l'imminente scadenza elettorale ha esercitato un significativo condizionamento, in maniera diretta oltre che indiretta, sui contenuti dell'informazione religiosa digitale. Facendo registrare, fra gli altri, un fenomeno che non ha bisogno di spiegazioni, e cioè che le fonti più polarizzate dal punto di vista ecclesiale sono anche quelle più esplicite nel fornire indicazioni di voto, perlopiù dirette alle ali estreme degli schieramenti elettorali. Dal canto suo, chi accetta che nella Chiesa sia presente una certa pluralità guarda alle forze politiche in campo con più distacco, sottolineando piuttosto l'importanza delle elezioni in quanto esercizio della democrazia.
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