«Eno e no e no, l'è menga vera…». Si ascoltano voci di donne e uomini d'altri tempi, in certe canzoni. Verranno dal fronte delle guerre mondiali, dagli orrori dei Balcani, dal Sudamerica? Non importa. Sono voci vere, di sogni e coraggio, di paura e pietà. Come quella di un'infermiera sul fronte di ogni guerra, piccola grande donna che davanti a corpi straziati racconta, anzi canta, l'ineludibile esigenza di trovare sempre un senso, un motivo, all'assurdo di certi passi della vita. «E no e no e no, non è mica vero, che un uomo sul letto del precipizio pensa alla giarrettiera… E no e no e no, non è mica facile, farsi chiamare col nome della mamma da un soldato che ha la tua età… Hanno riempito di buchi la luna, mi hai scambiato per tua moglie, mi hai scambiato per la tua morte… Padre Nostro bombardato, Padre dei padri che ho assistito, guarda giù… Padre nel fuoco di questa guerra, come in cielo così in terra, dimmi almeno che vivrà… Con le munizioni di questo rosario, prego piango e sparo, in questa notte dove si ammazzano in mille lascia che m'innamori di uno solo: ha aperto gli occhi, ha fatto un sorriso… e ha anche indovinato il mio nome». C'è il respiro intenso e fragile dell'umanità, in canzoni come quelle che sa scrivere Davide Van De Sfroos.
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