«L'aforisma – insegna l'insuperabile Karl Kraus – non coincide mai con la verità: o è una mezza verità, o una verità e mezza». È un genere molto difficile, l'aforisma. Una parola in più o in meno, ed è rovinato. Anche nelle citazioni: l'aforisma va riferito con esattezza letterale, senza approssimazioni. Quanti aforismi attribuiti a Ennio Flaiano incontriamo storpiati sui giornali!
Molti ritengono che l'aforisma, per essere efficace, debba essere cattivo. Di una cattiveria letteraria, che non fa male perché è talmente smaccata da non nuocere. Karl Kraus, anche in questo, è imbattibile: «Con le donne monologo volentieri. Ma il dialogo con me stesso è più stimolante». Questo aforisma illustra la tecnica aforistica prevalente, che è quella di rovesciare il senso di una frase o di una parola. Ancora lui: «Signore, perdona loro, perché sanno quello che fanno»; «Sarebbe ora che i bambini illuminassero i genitori sui misteri della vita sessuale»; «La prova più forte contro una teoria è la sua applicabilità».
Ci sono però anche tentativi di volgere al bene gli aforismi, come ha fatto Giusto Truglia con Meditazioni da pausa caffè (Giuliano Ladolfi, pagine 114, euro 12). Senza rinunciare al sorriso e all'ironia, don Giusto - che è stato ai vertici delle Edizioni San Paolo e attualmente dirige la "Gazzetta d'Alba" - con questi "tweet dell'anima", vuole offrire spunti di meditazione «un po' come il cucchiaino di zucchero che addolcisce l'amaro del caffè mattutino o della pausa lavoro, dando la scossa e l'energia per affrontare le fatiche quotidiane della vita».
Ogni aforisma di don Giusto Truglia, con le vignette da Fabio Buffa, ha un titolo che consente l'elenco alfabetico. Talvolta sono crittografie mnemoniche o semplici battute: «Musei: i congelatori dell'arte»; «Lettera o telefono? Scripta manent, verba intercepta sunt»; «Dante e l'oste: l'oste ha vini diversi, Dante ha versi divini». E i riferimenti biblici abbondano: «Risurrezione: Gesù apparve per primo alle donne. Sapeva che la notizia si sarebbe diffusa in fretta». Ma ci sono anche semi di meditazione: «Tabernacolo: il silenzio di Dio che mette in ginocchio il rumore dell'uomo».
Se quello di don Giusto Truglia è un piccolo libro (per numero di pagine) ben 448 sono le pagine di Pensieri, Aforismi, Poesie di Marzio Bonferroni (Ancora, euro 16). Anche qui siamo nel territorio dell'aforisma buono, tendente al lirico. Bonferroni è docente e consulente nel campo della comunicazione e della pubblicità, dove promuove la human satisfaction, «per superare l'umanamente restrittiva considerazione delle persone quali semplici "consumatori"». Rosanna Pace, presidente dell'Associazione culturale Eccellenze italiane, osserva che i versi e le poesie di Bonferroni «nascono dalla gioia, dalla vitalità, dall'amore, dalla presenza di Dio (e dei suoi angeli) e da un'esplicita e implicita gratitudine». Dunque, «non è tanto solo questo o quell'aforisma che dà il tono all'opera, bensì l'atmosfera d'insieme che trasmette positività, fiducia, vitalità, fede».
Qualche spigolatura tra gli aforismi, non avendo spazio per le ampie e articolate poesie: «Quando riesco a pensare, riesco a vivere; quando riesco ad amare, capisco perché vivo»; «Vedo un bambino camminare tenendo per mano i suoi genitori: è lui affidato a loro, o non sono forse loro affidati a lui?»; «Molto spesso l'impossibile è realizzabile se è stato possibile definirlo»; «Non si possono abbreviare i tempi naturali che vanno dalla semina al raccolto. Questo vale sia per i semi, sia per le idee».
I libri di aforismi vanno centellinati, come i cioccolatini: non se ne può divorare di colpo una scatola tutta intera.
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