Il tema delle spose dei diaconi interroga la Chiesa contemporanea da quando, nell'immediato post-Concilio, si procedette alla restaurazione del diaconato permanente. Il motivo sta in un ineludibile dato di fatto: un diacono, prima del sacramento dell'ordine, di solito ha già ricevuto quello del matrimonio. Una rapida occhiata dentro l'infosfera ecclesiale mostra che tale tema, per quanto diverso da quello del conferimento del ministero diaconale alle donne, è tuttora vivo. Il Papa stesso, il 19 giugno, ha ricevuto i diaconi permanenti della diocesi di Roma «con le famiglie»: lo sottolinea il titolo ufficiale dell'evento, lo evidenziano le foto ufficiali. Per trovare invece un luogo digitale dedicato alle mogli dei diaconi si deve attraversare l'Atlantico e giungere negli Stati Uniti, dove in seno alla cattolica Seton Hall University si trova il sito «Called to Greater Love» ( bit.ly/3dz23rs ), che si propone il «nutrimento spirituale delle mogli dei diaconi e dei candidati al diaconato». Nell'ultimo post pubblicato sul blog collettivo Vino Nuovo ( bit.ly/365EGld ) Assunta Steccanella riporta l'esperienza vissuta all'annuale settimana residenziale per la formazione dei ministri ordinati della diocesi di Vicenza, cui ha partecipato in veste di relatrice, mettendone in luce la qualità sinodale a partire dall'ascolto, il confronto e la discussione che ha visto protagonisti il vescovo, i preti e anche le «coppie diaconali» partecipanti. Ovvero i diaconi e le loro mogli, che dichiara di voler chiamare «diacone». Pur consapevole delle molte domande che si aprono e delle complesse questioni in gioco, Steccanella non ha infatti dubbi: poiché il sacramento del matrimonio ha la specificità di essere conferito a una coppia, a un "noi", è «davvero convinta che con l'ordinazione di uomini sposati sia tutto il "noi" di coppia che si qualifica ancor più specificamente in senso diaconale». E che anche le «diacone» così intese alimentino la speranza in un «un volto di Chiesa che si rinnova».
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